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A Pisa inaugurata la prima panchina verde per la vita

A Pisa inaugurata la prima panchina verde per la vita

Il Comune di Pisa ha concorso all'inaugurazione della prima, probabilmente, in Italia "panchina verde per la vita", al fine di tutelare il nascituro fin dal momento del suo concepimento

Giovedi, 30/03/2023 - Lo scorso 24 marzo è stata inaugurata a Pisa, sul Viale delle Piagge, la “panchina verde per la vita” a cura dell’associazione Centro Aiuto alla Vita cittadino e del Comune di Pisa. Il colore verde è stato scelto anche perché è il colore del logo del Movimento per la vita, con cui il centro pisano è federato. Sulla panchina sono state dipinte alcune primule, che sono i fiori donati “nella tradizionale Giornata per la vita quando l’associazione raccoglie i fondi necessari per le attività dell’anno” (Irene Bonaccorsi, presidente del Centro Aiuto alla Vita di Pisa). «Il sostegno alla vita – ha dichiarato l’assessora comunale alle politiche sociali, Veronica Poli - non riguarda solo le persone che hanno difficoltà a portare a termine la gravidanza ma ogni momento dell'esistenza, dal concepimento fino alla fine».
Parrebbe, quindi, che la panchina verde si configuri quale un messaggio politico ben evidente, ossia tutelare la vita del nascituro fin dal momento della sua fecondazione, un messaggio che contrasta però con una legge dello Stato italiano che consente alle donne di interrompere una gravidanza indesiderata. La 194/1978, difatti, legittima chi ne faccia richiesta all’esercizio del diritto alla prestazione sanitaria dell’aborto sulla scorta dei precisi paletti normativi ivi fissati, riconoscendo alla donna la facoltà di scegliere consapevolmente la maternità. Denominare una panchina pubblica “per la vita” assume conseguentemente la valenza di colpevolizzare quante invece scelgono di non proseguire una gravidanza nei limiti prefissi dalla legge, in base a motivazione di vario genere.
Se l’indicazione di difendere la vita sin dal suo concepimento può legittimamente essere propria di un’associazione privata quale è il Movimento per la vita ed i suoi affiliati, non altrettanto può valere per un ente pubblico come il Comune di Pisa, chiamato a difendere nella sua azione amministrativa l’apparato normativo italiano, comprensivo anche della legge 194.

Prima ancora di adoperarsi all’installazione di una “panchina verde per la vita”, tale istituzione pubblica dovrebbe attrezzarsi nelle opportune sedi istituzionali, ad esempio, contro la chiusura dei consultori pubblici che, in una città universitaria con una grande fetta di popolazione giovanile come Pisa, si sono ridotti ad un quinto di quelli che erano in precedenza.
Come anche il comune di Pisa dovrebbe avanzare rimostranze contro l'azienda ospedaliera locale, comprendente Cisanello - in cui non viene praticata l'interruzione volontaria di gravidanza - e Santa Chiara, che “dietro richiesta non ha comunicato il numero esatto di obiettori per "motivi di privacy", rimandando a un dato aggregato dell'Agenzia regionale di sanità che li attesta quasi all'80%” (fonte Repubblica 22 novembre 2021).

Ideare insieme al Centro aiuto alla vita la panchina verde con quella precisa valenza, la prima panchina in Toscana e probabilmente in Italia, getta pesanti ombre sul Comune di Pisa non solo relativamente al rispetto della legge 194, ma anche al riguardo di come possa essere calpestata la dignità delle donne che ad essa legittimamente ricorrono.
Non è nei compiti di questo ente pubblico esprimere giudizi di valore su chi decide in piena scienza e coscienza di non proseguire una gravidanza, non può in alcun modo catalogarle come espressione di una cultura di morte da contrapporre a quella rappresentata dalla panchina verde. In tal modo trasborda da quelli che sono i suoi compiti istituzionali per imbracciare una battaglia ideologica che non è autorizzato a svolgere. Vedere il gonfalone comunale accanto alla panchina per la vita da difendere sin dal suo concepimento contro “le donne brutte e cattive” che invece quella vita non intendono difendere, è stato indubbiamente uno spettacolo deprecabile.

Come anche riprovevole è stato osservare in bella mostra la fascia tricolore indossata dall’assessora alle Politiche Sociali, Veronica Poli, che ha ricoperto insieme alla responsabile del Centro aiuto alla vita di Pisa la stessa panchina con lo stendardo comunale, quasi a marcare il terreno ideologico di quello spazio pubblico. Lo spettacolo offerto è stato indecoroso non solo per le donne pisane che, difendendo la legge 194, non vogliono passare per assassine ma per chiunque abbia a cuore il rispetto del genere femminile, a cui in Italia è riconosciuto normativamente il diritto di scegliere come e quando diventare madri in piena responsabilità e coscienza.

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