Il bel volume di Gabriella Romano racconta gli internamenti del regime fascista come probabile forma di persecuzione delle persone LGBT
Mercoledi, 18/03/2020 - Frutto di un documentato e prezioso lavoro di ricerca d’archivio, “Il caso di G. La patologizzazione dell’omosessualità nell’Italia fascista” (Edizioni ETS), l’ultima opera di Gabriella Romano - scrittrice, storica e documentarista di origini torinesi, da sempre interessata ai temi dell’omosessualità e del femminismo in chiave storica - prende in esame un argomento su cui ben poco è stato pubblicato, quello delle persone LGBT arrestate, patologizzate e infine internate nei manicomi, durante il fascismo, per la loro omosessualità (epoca in cui si inneggiava alla virilità e si sbandierava la famiglia come perno della società), in maniera complementare ad altre forme di ‘punizione’ ed isolamento quali il confino, l’ammonizione, la diffida, la prigione o gli arresti domiciliari. La sanzione poteva essere data in funzione dell’evidenza esibita della ‘degenerazione’ o, come nel case-history su cui si concentra il racconto dell’autrice, quello di G., a partire da una denuncia proveniente dalla famiglia stessa.
Gabriella Romano è documentarista, ricercatrice indipendente e saggista. Tra i suoi documentari: “L’enigma di Violet Gibson, la donna che cercò di uccidere Mussolini” (2009) e “Essere Lucy” (2011). Tra le sue pubblicazioni: I Sapori della Seduzione. Ricettario dell’amore tra donne nell’Italia degli Anni 50 (Ombre Corte 2005); Il mio nome è Lucy. L’Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale (Donzelli 2009). Nel 2016 ha vinto una Research Grant della Well - come Trust Foundation, finalizzata a un Master (MRes) in Storia presso la Birkbeck, University of London, riconfermata nel 2017 per un Dottorato presso lo stesso ateneo, sulla psichiatria come strumento di repressione dell’omosessualità in Italia durante il fascismo.
Lascia un Commento