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BARCAMP / Benvenuti in Biblioteca: dove l'integrazione è già realtà

BARCAMP / Benvenuti in Biblioteca: dove l'integrazione è già realtà

Cultura come veicolo di integrazione, conoscenza reciproca come prevenzione delle discriminazioni. Viaggio nel mondo delle Biblioteche di Roma.

Sabato, 05/05/2012 - L’Ufficio Intercultura delle Biblioteche di Roma è ospitato in una stanza piccola, colorata e accogliente nel centro della città. Tre tavoli, pochi computer e moltissimi libri per quella che sembra, piuttosto, un’isola felice nel mare della burocrazia discriminante nei confronti dei migranti che, ancora, permea la vita sociale del nostro paese. Quattro pareti – e, guarda caso, quattro donne – che raccontano di un’integrazione possibile, di uno scambio di culture, lingue, colori e conoscenze che già esiste, ma non entra nelle narrazioni ufficiali. Dati e statistiche – tra cui i primi risultati del censimento Istat 2011 – parlano di un’Italia multietnica, in cui negli ultimi 10 anni la popolazione straniera è triplicata, arrivando a oltre 3 milioni e 769mila persone, pari al 6,34% del totale. Ma di una politica, istituzionale e normativa, del tutto inadeguata, che in questi stessi 10 anni ha continuato ad affrontare il fenomeno migratorio come emergenziale e temporaneo, escludendo qualunque tipo di integrazione possibile attraverso gli strumenti della cittadinanza e del diritto di voto, dal quale oltre il 10% della popolazione italiana sarà esclusa nella prossima tornata elettorale (6 e 7 maggio) perché non in possesso dei requisiti necessari. Eppure, fra le righe di un paese dipinto spesso come razzista, in cui la politica è sorda a tematiche ormai urgenti, esiste un’altra storia, fatta di volontariato, privato sociale, reti solidali e organizzazioni che non solo hanno interiorizzato la migrazione come fenomeno radicato nel tessuto sociale; ma hanno compreso la centralità dello scambio come accrescimento reciproco rendendo il multiculturalismo molto più di una parola su carta, ma una realtà di fatto, agita e praticata. Tra questi anche la rete delle Biblioteche di Roma, che dell’intercultura ha fatto il proprio comune denominatore, e dell’ufficio che ne coordina le attività un punto di riferimento. È qui che la responsabile, Gabriella Sanna, lavora ai progetti preziosi per e con i cittadini migranti di Roma, insieme alle quattro giovani collaboratrici “la cui competenza è stata ed è fondamentale”, ci tiene a sottolineare. Alle pareti le brochure dei servizi multilingue delle biblioteche, i progetti di “Storie del mondo”, il concorso letterario “Figli di tante patrie”, dedicato ai giovani italiani di seconda generazione, i corsi gratuiti di italiano in biblioteca. A voler riassumere il lavoro prezioso di questa realtà si potrebbe parlare di cultura come veicolo di scambio e integrazione, e di conoscenza reciproca come prevenzione di ogni discriminazione. Punto di partenza lo strumento linguistico, in un libro come in un corso di italiano per stranieri: “Bisogna prendere atto del radicamento dell’immigrazione, che non può continuare ad essere descritto come quel fenomeno emergenziale dipinto dai media. Soltanto nel Lazio parliamo di una popolazione pari a circa 350mila persone, senza considerare le seconde generazioni e chi non ha diritto di cittadinanza” racconta Sanna, che spiega come queste persone abbiano “tutto il diritto di trovare in biblioteca libri nella propria lingua di origine. Per questo, dopo una prima fase di conoscenza delle nuove culture, che ha caratterizzato il nostro lavoro durante gli ultimi anni, oggi cerchiamo di creare servizi rivolti ai migranti per favorire il multilinguismo, canale di arricchimento del processo di integrazione. Sembra una banalità, ma su questo punto si basano interi percorsi di vita”. Sono moltissime le biblioteche cittadine che, considerando il bilinguismo una “ricchezza da salvaguardare”, hanno allestito sezioni di volumi in lingua straniera aderendo al progetto “Biblioteche in lingua”: dall’arabo al bengali passando per cinese, ucraino e urdu, per rendere la nuova patria un po’ più vicina alla vecchia. E se è vero che il linguaggio è uno tra i principali veicoli di integrazione sociale e culturale, ecco che 8 di queste biblioteche ospitano regolarmente corsi di italiano per stranieri, tenuti da insegnanti qualificati “che svolgono volontariamente e gratuitamente il proprio lavoro, è importante sottolinearlo. Sono come fiori nel deserto, che non vengono valorizzati come meriterebbero”. Quello che Sanna definisce “il miracolo di cui è stata capace Roma” è l’aver messo a sistema il lavoro prezioso di tante piccole realtà: grazie alla rete “Scuolemigranti” tutte le associazioni che organizzano corsi di italiano per migranti si sono incontrate e conosciute, impedendo la dispersione dell’utenza e delle competenze acquisite. “Dal 2009, quando la rete è nata, sono stati fatti passi da gigante”, a dimostrazione del fatto che laddove manca lo Stato interviene, pur tra mille difficoltà, il volontariato e il privato sociale. Una strada che Sanna descrive come “in salita, perché di fronte a un sistema normativo assolutamente inadeguato cerchiamo di tappare buchi. Ma che ci dà comunque enormi soddisfazioni”. Perché il dato più importante sta proprio nella risposta degli italiani alle tante iniziative culturali che sono organizzate dall’Ufficio intercultura o pubblicizzate sul suo portale – www.romamultietnica.it - vera e propria “piazza virtuale” in cui lingue, culture e tradizioni si incontrano per conoscersi e arricchirsi a vicenda. “La risposta alle nostre iniziative è sempre stata straordinaria: la società è interessata ai temi delle migrazioni, sia dal punto di vista accademico che sociale. La multietnicità della società è già una realtà, e non solo per la presenza dei migranti ma anche per l’interesse degli italiani. Il problema resta l’incoerenza della replica istituzionale e l’arretratezza del nostro sistema normativo”.

Tra le iniziative più recenti l’inaugurazione di una nuova sezione del sito, “Figli di tante patrie”, che ospita le testimonianze e i racconti dei giovani di seconda generazione, arrivati in Italia per ricongiungimento familiare con genitori immigrati, o nati in questo paese da padri e madri di origine straniera, costretti a subire discriminazioni politiche e sociali causate da un sistema normativo che non riconosce loro diritto di voto e di cittadinanza sino al compimento della maggiore età. Un concorso letterario ne ha raccolto le voci, che raccontano una realtà fatta di identità complesse, tradizioni composite, ricerca di un luogo riconosciuto nella società. “Prima della campagna ‘l’Italia sono anch’io’ – ricorda Sanna – c’era un’assoluta mancanza di consapevolezza sulla negazione di diritti ai giovani di seconda generazione, che sono esclusi persino dal volontariato civile. Si tratta di ragazzi ambiziosi, qualificati, che hanno un alto livello di studio e di formazione: nei prossimi anni, con il passaggio alla piena età lavorativa e l’accesso al mondo del lavoro si rischieranno discriminazioni ancora peggiori. Un dato che sarà comunque valutabile a breve”.

Intanto, il lavoro dell’Ufficio intercultura prosegue, tra una telefonata e un festival di cultura latino-americana da organizzare. “Come ente pubblico non possiamo assumere stranieri neanche noi: può scriverlo, questo?”.



Per partecipare al dibattito del barcamp vai alle pagine: http://www.noidonne.org/barcamp-lista.php

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