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Per CAMERA DOPPIA a Torino, due mostre per celebrare l'arte in Italia negli anni Sessanta e Settanta

Per CAMERA DOPPIA a Torino, due mostre per celebrare l'arte in Italia negli anni Sessanta e Settanta

"La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977" e Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967-1975"

Giovedi, 14/07/2022 -

Riceviamo e pubblichiamo
CAMERA DOPPIA: "La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977" e  "Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967-1975"
Torino, CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia

14 luglio – 02 ottobre 2022

L’arte in Italia negli anni Sessanta e Settanta, le performance, le installazioni, la vivacità artistica e intellettuale di un periodo storico unico che ha acceso i riflettori internazionali sulle sperimentazioni avvenute nel nostro Paese e dato lustro ai moti creativi di artisti come Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Joseph Beuys, Marina Abramovic e molti altri.

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia continua il percorso di valorizzazione del ruolo della fotografia tra i grandi linguaggi del Novecento, in particolare nel suo rapporto con le più importanti correnti artistiche del XX secolo.

Dopo la grande mostra dei capolavori del MoMA, CAMERA DOPPIA offre due percorsi paralleli, dedicati alla fotografia e all’arte italiana degli anni Sessanta e Settanta, un periodo straordinariamente ricco di stimoli visivi, intellettuali e sociali.

La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977 e Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967- 1975 sono le due grandi mostre, una collettiva e una personale, a CAMERA dal 14 luglio al 2 ottobre 2022, che raccontano il clima di quegli anni tra sperimentazione, ricerca e invenzione di nuove forme artistiche. Protagonisti sono gli artisti, i loro volti e i loro corpi: la fotografia è la testimonianza, ad esempio, della nascita dell’Arte Povera a Torino – uno dei movimenti più importanti della seconda metà del secolo – o delle grandi manifestazioni che trasformano le mostre in eventi imprevedibili che coinvolgono intere comunità, come nel caso della storica mostra tenutasi ad Amalfi nel 1968: anni rivoluzionari in ogni ambito, che la fotografia racconta attraverso scatti divenuti iconici.

Se la mostra La rivoluzione siamo noi disegna un percorso dell’arte in Italia attraverso gli scatti dei fotografi che in quegli anni hanno documentato eventi cruciali come le performance nelle gallerie Sperone e Tucci Russo a Torino, L’Attico a Roma, Lucio Amelio e Studio Morra a Napoli, oltre alla grandi e leggendarie mostre internazionali come Arte povera più Azioni povere, Vitalità del Negativo e Contemporanea, la personale dedicata a Ketty La Rocca indaga in particolare il rapporto fra fotografia e parola, fra gesto e linguaggio. Attraverso una rielaborazione di immagini iconiche, come quella che ritrae Fidel Castro, o le cartoline dell’Archivio Alinari, l’artista reinterpreta con la propria calligrafia la storia della fotografia del Novecento in una chiave personale. Il mito del viaggio, esploso negli anni Sessanta in seguito al boom economico, viene invece capovolto in chiave ironica con i cartelli stradali della performance Approdo, in una commistione fra arte e vita che caratterizza tutta la produzione di una delle principali figure dell’arte italiana del Novecento.

Due mostre diverse accomunate da un’unica azione, quella del “fotovivere”, neologismo creato da Ketty La Rocca che può estendersi a tutte le manifestazioni artistiche del periodo, rese eterne dalla presenza della fotografia. 

La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977

La mostra La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977, curata da Ludovico Pratesi e organizzata e promossa da Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con CAMERA, si propone di raccontare l’evoluzione dell’arte in Italia dal 1967 al 1977, attraverso una ricca documentazione fotografica realizzata da fotografi del calibro di Claudio Abate, Mimmo Jodice, Paolo Pellion, Paolo Mussat Sartor, Bruno Manconi e Fabio Donato, offrendo uno sguardo diretto e partecipato su eventi che hanno ridefinito i canoni dell’arte contemporanea internazionale.

In quel periodo, sulla spinta delle contestazioni del ’68, l’arte esce dalle gallerie e dai musei per entrare a contatto con la vita quotidiana, spesso con opere strettamente collegate ai profondi cambiamenti sociali e politici in atto, che si concretizzano anche nelle continue e sempre più frequenti contaminazioni con il teatro, il cinema, la letteratura e la poesia.

Artisti come Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Alighiero Boetti e Jannis Kounellis sperimentano nuovi linguaggi come performance, installazioni e happening, in relazione con la scena internazionale. L’arte esce dalla cornice del quadro per invadere il mondo, entrare nelle strade e nelle piazze, nei garage e nei parcheggi sotterranei, in un incredibile intreccio con la realtà e la vita quotidiana, sia individuale che collettiva, dell’epoca. I galleristi e i critici italiani aprono le porte agli artisti internazionali più estremi, come Joseph Beuys, Hermann Nitsch, Marina Abramovic, che trovano nel nostro paese occasioni di sperimentare linguaggi visionari e provocatori con grande libertà.

In questo frangente storico la fotografia diventa indispensabile per raccontare e documentare pratiche altrimenti effimere. Attraverso 150 immagini provenienti dagli archivi delle gallerie e dei fotografi che parteciparono a questi eventi, ritraendo mostre, performance, dibattiti e azioni, la mostra descrive l’evoluzione di una scena internazionale che vede l’Italia al centro della cultura artistica del tempo. Paolo Mussat Sartor e Paolo Pellion raccontano l’avventura dell’Arte Povera a Torino, nelle gallerie Sperone, Tucci Russo e Christian Stein. Claudio Abate documenta la scena artistica della capitale, con le mostre e le azioni alla galleria L’Attico e le rassegne Vitalità del Negativo del 1971 e Contemporanea, allestita nel parcheggio sotterraneo di Villa Borghese nel 1973,

con la partecipazione di artisti internazionali europei e americani, da George Segal a Robert Rauschenberg, da Ben Vautier a Christo. A Napoli – dove agisce uno dei maggiori fotografi italiani della seconda metà del secolo, Mimmo Jodice, presente in mostra – la Modern Art Agency di Lucio Amelio ospita le performance dell’artista sciamano Joseph Beuys, mentre lo Studio Morra propone le performance di Marina Abramovic ed Hermann Nitsch, giocate sul rapporto tra corpo, violenza e sacrificio. Un percorso per immagini attraverso tre città italiane aperte all’avanguardia, che scandiscono il ritmo del percorso di mostra, attraverso fotografie in grado di farci scoprire e capire il grande fermento culturale di questi anni.

L’esposizione segue l’uscita di La rivoluzione siamo noi. Arte in Italia 1967-1977, il documentario di Ilaria Freccia da un’idea di Ludovico Pratesi, prodotto dall’Istituto Luce-Cinecittà.

Ad accompagnare la mostra, un volume in co-edizione Luce ArchivioMarsilio Arte. La mostra è organizzata e promossa da Ufficio stampa Luce-Cinecittà

Marlon Pellegrini +39 06 72286 407 +39 334 9500619 m.pellegrini@cinecittaluce.it 

Ketty La Rocca. Se io fotovivo. Opere 1967-1975

La mostra, curata da Raffaella Perna e Monica Poggi, e realizzata grazie alla collaborazione con l’Archivio Ketty La Rocca, e con il contributo della Galleria Frittelli di Firenze, esplora per la prima volta il rapporto tra Ketty La Rocca (La Spezia, 1938 – Firenze, 1976) e la fotografia, al fine di porre in evidenza il ruolo cruciale che questo medium ha avuto nel suo modo di rappresentare il corpo e la gestualità e nel documentare la sua attività performativa. Fin dai suoi primi lavori, l’artista utilizza infatti la fotografia sotto forma di collage verbo-visivi, componendo immagini e scritte tratte dai rotocalchi e dalle riviste in circolazione, ma è la pubblicazione nel 1971 del libro fotografico In principio erat a segnare una svolta importante nel percorso dell’artista, che inizia a farsi ritrarre mentre compie gesti con le mani, concentrandosi sulla relazione tra fotografia, corpo e linguaggio verbale. Da quel momento la sua ricerca e il suo orizzonte di riferimenti culturali si allargano e l’attenzione per la comunicazione di massa che aveva contrassegnato la prima fase del suo lavoro, legato all’attività con il Gruppo 70, s’indirizza verso forme espressive primigenie fondate sul corpo, con un’apertura significativa agli studi di antropologia, alla storia delle culture preistoriche e dei rituali extra-europei.

Fra le tematiche da lei trattate, emergono in maniera significativa il ruolo della donna all’interno della comunicazione di massa e un’esplicita critica al capitalismo e all’influenza che la Chiesa ha all’interno della società moderna. Agli immaginari stereotipati dell’editoria femminile che avevano contraddistinto le sue prime ricerche, La Rocca aggiunge al suo repertorio anche immagini storiche, come quelle tratte dagli archivi Alinari, o scientifiche, come nel caso delle Craniologie, dove impiega le radiografie del cranio, sovrapposte a fotografie delle mani o frasi scritte a mano. In questa fase la fotografia assume per lei un ruolo centrale, che la mostra documenta attraverso una selezione di oltre cinquanta opere, datate tra il 1967 e il 1975, che comprendono immagini delle sue performance, opere con i gesti delle mani e le espressioni facciali legate agli studi sulla fisiognomica, lavori realizzati con la macchina xerox, sino alle serie delle già ricordate Craniologie e delle Riduzioni, in cui La Rocca riconduce la fotografia sotto il dominio della soggettività attraverso l’impiego della grafia manuale.

Ad accompagnare la mostra il catalogo edito da Silvana Editoriale. La mostra è organizzata in collaborazione con Archivio Ketty La Rocca | Michelangelo Vasta e Frittelli Arte Contemporanea.

 

Biografia Ketty La Rocca

Alla fine degli anni Cinquanta, Gaetana La Rocca, in arte Ketty La Rocca (La Spezia, 1938-Firenze 1976) si

stabilisce a Firenze, dove si avvicina alla Poesia visiva, iniziando a collaborare dal 1966 alle attività del Gruppo

70. In questa fase l’artista realizza collage e opere basate sul montaggio di immagini e parole di origine

mediatica, in cui il dialogo con la tradizione delle prime avanguardie va di pari passo con la critica alla cultura

di massa e al ruolo della donna nella società e nella cultura visiva degli anni Sessanta. Esaurita l’esperienza

verbovisiva, all’inizio degli anni Settanta La Rocca si concentra sul linguaggio dei gesti del corpo, adottando

una pluralità di strategie espressive e media diversi: fotografia, video, performance, libro d’artista. Dopo la

partecipazione a diverse mostre collettive negli anni Sessanta e la prima personale a Palazzo dei Musei a

Modena nel 1971, La Rocca è invitata alla XXXV Biennale di Venezia del 1972: da questo momento il suo

lavoro ottiene visibilità, grazie a mostre quali Combattimento per un’immagine. Fotografi e pittori (Torino,

1973), Italy Two. Art around ’70 (Philadelphia, 1973), Fotomedia (Dortmund, Milano e Helsinki, 1974-1976).

A due anni dalla morte, nel 1978, le viene dedicata una mostra retrospettiva nell’ambito della XXXVIII

Biennale di Venezia. Le sue opere sono oggi conservate in numerose collezioni di musei e fondazioni, tra cui

il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto (MART), il Museo nazionale delle Arti del

XXI secolo (MAXXI), il Museo Novecento a Firenze, Gallerie d’Italia a Milano, la Galleria Nazionale d’Arte

Moderna a Roma, gli Uffizi di Firenze, il MoMA di New York, il Centre George Pompidou a Parigi. Negli ultimi

anni le sue opere sono state incluse in alcune importanti mostre collettive internazionali dedicate all’arte

delle donne e ai rapporti tra arte e femminismo, in particolare Wack! Art and Feminist Revolution al MOCA

di Los Angeles (2007), Donna: avanguardia femminista negli anni ‘70 alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna

di Roma (2010), She-Bam Pow POP Wizz! Les Amazones du POP, MAMAC di Nizza (2020).

 

INFORMAZIONI

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia

Via delle Rosine 18, 10123 - Torino www.camera.to | camera@camera.to

Facebook/ @cameratorino - Instagram/ @cameratorino

Orari di apertura fino al 31 agosto (Ultimo ingresso, 30 minuti prima della chiusura)

Lunedì Chiuso

Martedì Chiuso

Mercoledì 11.00 - 19.00

Giovedì 11.00 - 19.00

Venerdì 11.00 - 19.00

Sabato 11.00 - 19.00

Domenica 11.00 - 19.00

Biglietti

Ingresso Intero € 12

Ingresso Ridotto € 8, fino a 26 anni, oltre 70 anni

e per i soci / possessori / iscritti:

AFIP - Associazione Fotografi Professionisti, AIACE, Amici della Fondazione per l'Architettura, Card MenoUnoPiuSei,

Centro Congressi Unione Industriale Torino, COOP, Eni Station, Enjoy, FAI - Fondo Ambiente Italiano, FIAF, Hangar Bicocca, Medicina e Misura di Donna Onlus, Ordine degli Architetti, Slow Food, Touring Club Italiano.

E per possessori del biglietto d’ingresso di: Gallerie d’Italia (Torino, Milano, Napoli, Vicenza), Forte di Bard, Museo Nazionale del Cinema, MEF – Museo Ettore Fico.

Ingresso Gratuito

Bambini fino a 12 anni

Possessori Abbonamento Musei Torino Piemonte, possessori Torino + Piemonte Card, soci ICOM.

Visitatori diversamente abili e un loro accompagnatore. Guide turistiche abilitate.

Servizio di biglietteria e prevendita a cura di Vivaticket.

Contatti

CAMERA - Centro Italiano per la Fotografia Ufficio stampa e Comunicazione

Via delle Rosine 18, 10123 - Torino Giulia Gaiato

www.camera.to | camera@camera.to pressoffice@camera.to


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