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Deianira, la donna nel mondo patriarcale della tragedia greca. Incontro con Micaela Esdra

Deianira, la donna nel mondo patriarcale della tragedia greca. Incontro con Micaela Esdra

Micaela Esdra sarà in scena dal 15 al 23 novembre al Teatro di Documenti a Roma con lo spettacolo 'Le Trachinie' di Sofocle, per la regia di Walter Pagliaro

Giovedi, 13/11/2025 -

Micaela Esdra, poliedrica enfant prodige del teatro italiano, sarà in scena a Roma nelle vesti di Deianira, protagonista della tragedia greca “Le Trachinie” di Sofocle dal 15 al 23 novembre al Teatro di Documenti.  

'Le Trachinie' è diventato un cavallo di battaglia, rappresentato più volte e in varie piazze italiane. Perché riproporre quest’opera, tra le meno note di Sofocle?
Perché si tratta di un testo attualissimo, dove viene indagato profondamente lo scontento dei personaggi femminili, soffocati da una società patriarcale che impedisce loro qualunque tipo di scelta. Soffrono per non essere padrone né del loro corpo né del loro destino. Chi pensa alla tragedia greca spesso erroneamente crede che sia qualcosa di molto lontano da noi, ma non è così. Durante le rappresentazioni che abbiamo fatto sino ad ora, si percepivano le reazioni del pubblico femminile, sorpreso e sconcertato dalle domande che si fa Deianira nella vicenda. I personaggi di questa storia rappresentano chiaramente gli stereotipi che hanno contribuito alla creazione dei generi, attribuendo a ciascuno caratteristiche e ruoli funzionali alla società. Nei secoli la donna è stata destinata al piacere dell’uomo, all’accudimento e alla procreazione, e l’uomo alla competizione violenta e al possesso. Si tratta di “gabbie” che tutt’ora ci imprigionano, in modo più o meno evidente, nelle nostre società contemporanee.

E il pubblico femminile coglie questi aspetti?
Devo dire che soprattutto da parte del pubblico femminile ho percepito spesso espressioni di sorpresa e sconcerto, davanti alle domande che si fa Deianira sulla giustezza del suo stato. Non ha un atteggiamento passivo come ci si aspetterebbe da una donna che vive in un mondo patriarcale, ma si rifiuta di accettare di condividere il letto matrimoniale con una concubina, bottino di guerra, che lui le vorrebbe imporre. Ma la sua non è gelosia, piuttosto è umiliazione e rabbia nei confronti di una violenza maschile che in passato anche lei ha subito, e che l’ha privata di un’infanzia libera e serena. Pur trattandosi di una storia di epoca antica (440 a.C.), dominata dal patriarcato, questa volta l’eroe maschile non fa proprio una bella figura. Ercole infatti non ne esce in modo trionfante. Lui stesso, pur non rendendosene conto, è condizionato per dover rappresentare il maschio arrogante e senza scrupoli, schiavizzato dalle sue pulsioni erotiche, che vengono attribuite al volere della dea Venere, come alibi del suo agire impulsivo e violento. All’inizio si mostra innamorato di Deianira, sebbene la lasci spesso sola per andare a compiere grandi imprese, poi si invaghisce della giovanissima principessa Iole, quasi una bambina, e per possederla muove guerra al padre di lei e la rapisce. In realtà più che amare, ambisce a possedere, non si chiede mai se la donna concupita sia d’accordo con la sua volontà. Uno stereotipo patriarcale che purtroppo è ancora presente oggi, e che si ripete nella violenza delle guerre, dove le donne sono, come i bambini, le prime vittime incolpevoli, e nei femminicidi che anche nelle nostre società evolute e apparentemente pacificate, aumentano drammaticamente ogni giorno. La libertà e la consapevolezza di scegliere il proprio destino è ancora negata, in modo più o meno evidente e trasversale, alle donne. Ancora oggi, se una donna si permette, o meglio osa, manifestare l’intenzione di volersi dedicare ad altro che non sia la maternità, e l’essere una buona moglie sacrificando le sue aspirazioni personali, e magari dedicarsi ad altro, o semplicemente studiare, scegliere un lavoro che le piaccia, fare attività artistiche, viene considerata stravagante, o peggio. Ricordo, per quello che riguarda il mondo dello spettacolo, che rimasi impressionata da ragazzina per la scelta che fece Brigitte Bardot, quando decise di affidare il figlio al marito, che lo avrebbe cresciuto, mentre lei era libera di potersi dedicare alla sua carriera. Venne descritta dai media come un mostro, perché alla madre spetterebbe il dovere di crescere un figlio sino a una certa età. Nessuno avrebbe fatto obiezioni se si fosse trattato di un uomo. E che dire quando a volte durante le interviste, se l’intervistata è donna, chiedono: “Come concilia la carriera con la famiglia – oppure – Non ha mai desiderato un figlio?”. Domande assurde che mai ci si sognerebbe di fare a un uomo. Regole, stereotipi, prigioni invisibili nei secoli, hanno danneggiato l’umanità, l’hanno privata di arricchirsi di creazioni artistiche, scientifiche, e non solo, che tante donne dotate di talento avrebbero potuto realizzare se fosse stato loro consentito di scegliere che fare della loro vita, e di accedere allo studio come gli uomini.

Il teatro ha contribuito a evidenziare queste problematiche?
Certo, è stato ed è tutt’ora un importante veicolo di denuncia e riflessione sui rapporti tra gli umani, in passato come nel presente. Un esempio, tra i personaggi teatrali moderni che più ho amato, è Nora la protagonista di ‘Casa di bambola’ di Ibsen, che si ribella al ruolo di moglie di un uomo che soltanto in apparenza è più forte di lei, solo perché è protetto da tutte le infrastrutture economiche, sociali e religiose che lo hanno consentito. Nora è l’uccellino che vola via dalla gabbia.

Tornando alla storia delle Trachinie, anche li c’è un uomo apparentemente forte che si fa baluardo della protezione degli dei. Quanto sono determinanti gli dei nel dramma di Sofocle e nel destino umano?
Ercole è inconsapevole di essere anche lui una vittima della volontà divina. Alla fine soccombe perché si lascia schiavizzare dall’istinto brutale dell’eros e della violenza. Più debole e inconsapevole di Deianira.

Anche in questa tragedia, come nel mondo attuale, la religione sembra giocare un ruolo portante nel rinforzare la subalternità tra uomo e donna, e la divisione tra generi?
Secondo me bisognerebbe parlare di persone, di umanità, non di generi, e non continuare a erigere barriere fra i sessi, come hanno sempre fatto le religioni soprattutto quelle monoteiste. Malgrado le apparenti evoluzioni del costume, le conquiste di diritti politici e sociali, ancora oggi le donne continuano a essere perseguitate, uccise, private di una vera libertà di scegliere il proprio destino, sia nel pubblico che nel privato, anche per questo.I casi più eclatanti per noi sono le varie situazioni in paesi come l’Afganistan, l’Iran, ma non c’è da essere fieri se si esaminano tanti casi nel nostro evoluto occidente. I femminicidi sempre più frequenti, trasversali sia in termini di ambienti culturali che geograficici insegnano che non si può abbassare la guardia, ma continuare a combattere. Certo con mezzi diversi rispetto a quelli che usavamo durante le prime battaglie femministe della mia generazione. Cercando di smontare le gabbie in cui ci costringono, per esempio attraverso i media e le pubblicità che umiliano mercificandolo il corpo femminile, o contengono messaggi subliminali su come dovrebbe essere la famiglia perfetta con ruoli precisi e determinati tra uomini e donne.

Il teatro potrebbe aiutare le nuove generazioni?
Il problema per i più giovani è l’omologazione, l’essere spinti a fare branco per non sentirsi esclusi. I giovani amano il teatro, soprattutto quando non viene imposto, quando è una libera scelta. Li incuriosisce e intriga, e questo anche per quello classico, come la tragedia greca. Non si annoiano affatto, anzi si identificano. Questo l’ho verificato anche nella mia esperienza di lettrice di testi nelle scuole. Il teatro portato nelle scuole fa pensare e crescere. Ma da noi, soprattutto la cultura viene trascurata e osteggiata. Non si possono formare cittadini consapevoli spingendo solo verso i miti del calcio, delle apparenze, dei guadagni facili, nella competizione estrema che non considera la positività della differenza, dell’apporto positivo con l’altro da sé, del valore della solidarietà umana. È la dimostrazione che siamo un tutto unico, una umanità che si differenzia solo dai diversi connotati biologici dei rispettivi genitali, e non dei cervelli. Il teatro offre la possibilità di importanti riflessioni: racconta la libertà, la scelta, supera le gerarchie, spinge al confronto e al dialogo. È condivisione, non divisione. È importante per tutti, andare a teatro.

Micaela Esdra sarà in scena dal 15 Novembre al teatro di Documenti di Via Zabaglia 42 a Roma (quartiere Testaccio) Con lo spettacolo “Le Trachinie” di Sofocle, per la regia di Walter Pagliaro.

Breve nota biografica
Sin dalle prime esperienze Micaela Esdra ha lavorato con i più grandi registi teatrali italiani, come: Giorgio Strehler, Massimo Castri, Luchino Visconti, Antonio Calenda, Luca Ronconi, Giorgio Albertazzi. Varie le esperienze televisive negli sceneggiati tra cui: I Nicotera, Vita col padre, Incantesimo. Oltre al teatro si dedica al doppiaggio, sue le voci di grandi attrici come: Tilda Swinton, Kim Basinger, Sigourney Weaver, Jessica Lange, Jacqueline Bisset, Sandra Bullock e altre. Ha ricevuto il premio Oscar per il doppiaggio per aver dato voce a Kim Basinger in L.A. Confidential. In teatro spazia con disinvoltura dal classico al contemporaneo. E’ un’animalista convinta.


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