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Diplomazia culturale e sostenibilità sociale, la guida Gambero Rosso 2023

Diplomazia culturale e sostenibilità sociale, la guida Gambero Rosso 2023

Uscita la 33ma edizione dei Ristoranti di Italia: le scelte lungimiranti del Gambero Rosso, avanguardia della qualità sostenibile

Mercoledi, 02/11/2022 -

I primi numeri de il Gambero Rosso erano in edicola con il quotidiano il Manifesto una trentina di anni fa. La rivista aveva la carta spessa e un po’ porosa, l’impaginazione elegante, le scritte colorate simili a un codice amanuense in formato quadrato extra large. C’erano articoli sui semi rari, lo sfruttamento delle monoculture, il furto della terra ai Campesinos. C’era la semina di quello che oggi è il paradigma della sostenibilità. E c’erano ricette, la prima, pescata da un giornale senza storcere il naso fu l’agnello in fricassea, cucinato insieme a mio padre e restato negli anni un ever green di famiglia ad ogni pranzo di Pasqua. E c’erano naturalmente le premiazioni di ristoranti, l’assegnazione di forchette, le classifiche dei vini. In quelle pagine c’era l’Italia in miniatura, punteggiata da regioni come poi è diventata la guida del Gambero Rosso.

La 33esima edizione dei Ristoranti di Italia 2023, uscita in questi giorni, consolida un patrimonio culturale e mostra intatta la spregiudicatezza un po’ eretica che sempre coglie il valore di una lettura su più piani. A partire dalla scelta del nome, nome omen, segnalavano i latini e il gambero, emblema gentilizio presente nell’araldica, è parte del nutrimento immortalato nei Cenacoli, opere minori - rispetto alla celeberrima Ultima cena di Leonardo - presenti in tante piccole chiese disseminate nell’arco alpino di Lombardia e Veneto.

Il gambero, divinità che cammina all’indietro raccontata nei Bestiari, compare sulla tavola all’epoca di Gesù come segno profano e insieme ermetico. Nelle raffigurazioni rinascimentali del realismo pittorico il piccolo crostaceo che attraverso le mute si spoglia dell’esoscheletro per elevarsi a interprete della mutazione può leggersi come emblema del Cristo che risorge. Una scelta iconografica diventata oggi tra i principali marchi dello stile italiano nel mondo. Contribuendo a rafforzare quell’aspetto della diplomazia culturale che attraverso il cibo connota l’immagine dell’Italia nella competizione tra gli Stati.

Secondo la definizione del politologo Joseph Nye, si chiama soft power la capacità di influenzare l’opinione che gli altri hanno di noi attraverso l’uso di strumenti immateriali. Un potere gentile capace di mietere consenso e forza di attrazione che l’Italia spende in campo internazionale orientando flussi di turisti in grado di riattivare le lancette della bilancia commerciale.

Esperienza gastronomica come forma d’arte che compete con le più blasonate sorelle racchiuse in chiese e musei, un patrimonio culturale forte quanto una armata.Se ne è accorta anche la Farnesina che dal primo gennaio ha varato la Direzione generale per la Diplomazia pubblica e culturale. Nuova struttura del ministero degli Esteri nata con l’obiettivo di rafforzare la proiezione geopolitica dell’Italia nel mondo.   

E’ l’antica buona reputazione. Il prestigio, tanto caro alle vecchie Cancellerie che vale a tavola quanto in politica, il punto è esserne consapevoli e saperlo trasmettere. Il Gambero Rosso, avanguardia della qualità sostenibile contribuisce con scelte accurate di ristoranti e cantine, elementi indispensabili per l’immagine culturale del nostro paese e per la salvaguardia dell’intero ecosistema. Un corpus naturale in cui gli attori principali sono chef, imprenditori e personale di sala. E proprio su questi ultimi, spesso giovani e alla prima esperienza, si è focalizzata l’attenzione per una nuova sostenibilità sociale targata Gambero Rosso capace di condensare le esigenze di ristoratori e personale.

Una scelta strategica per il futuro di una filiera fondata su qualità e formazione che, insieme ai tesori della terra e ai prodotti culinari, contempli lavoro socialmente sostenibile per ragazzi e ragazze che si avvicinano al mestiere.


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