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Dolore, di Zeruya Shalev

Dolore, di Zeruya Shalev

In “Dolore” (edito dalla Feltrinelli nel 2016), la Shalev indaga quanto il passato possa influenzare le nostre vite, “polverizzando il futuro” e rendendo impossibile vivere il presente.

Venerdi, 31/10/2025 - Nata in un kibbutz nel 1959, Zeruya Shalev è considerata la voce più influente della letteratura isrealiana contemporanea. Figlia di attivisti che, subito dopo la seconda guerra mondiale, si unirono ai palestinesi per contrastare l’ingerenza della Gran Bretagna sul territorio, nei suoi scritti unisce analisi dei personaggi, autobiografia e memoria collettiva. In “Dolore” (edito dalla Feltrinelli nel 2016), indaga quanto il passato possa influenzare le nostre vite, “polverizzando il futuro” e rendendo impossibile vivere il presente. Iris, la protagonista del romanzo – che si racconta attraverso una scrittura nervosa, sensuale, un vero e proprio flusso di coscienza – ha subito, diversi anni prima, un attentato terroristico che l’ha segnata nell’animo e nel fisico, costringendola a continui controlli medici. Proprio in ospedale rivede il suo grande amore, Eitan, che è diventato un medico affermato: l’uomo le ha spezzato il cuore, lasciandola senza un motivo quando erano ragazzi. Tra di loro, nonostante il tempo trascorso e il fatto che Iris sia sposata, divampa di nuovo la passione. “E lui, le sue mani ricordano, è lei, il suo corpo lo sa, sono loro e il moncone del loro amore, fuori dallo spazio e dal tempo, è rimasto sempre lì (...)”. E, ancora: “Aveva imparato in fretta che l’abbandono più drastico è l’altra faccia della devozione più drastica”.

Sullo sfondo del racconto, si muove una Gerusalemme in bilico tra quotidianità e pericolo mentre, intanto, la figlia di Iris è caduta in un cul de sac, innamorandosi di un uomo molto più grande di lei.

“Dolore” racconta di un amore irrisolto, che riappare lacerando ferite che si pensavano rimarginate; narra della sofferenza del corpo, provocata da un conflitto esterno, che non trova soluzione, sconfinando nell’animo e nel cuore di chi racconta. Solo alla fine, Iris capirà che deve radicarsi nel presente per poter continuare a vivere e occuparsi delle persone che ama.
“Adesso il presente le dice: non sono l’eco di ricordi passati, non sono il ponte per progetti futuri, sono tutto quello che hai, la sostanza della tua esistenza, dammi fiducia perché non hai altra scelta”.
Salvando sua figlia, Iris salverà sé stessa: “Insieme e ognuna per conto proprio dovranno imparare la gloria della realtà”.

Nel corso di diverse interviste, la Shalev ha ribadito, in merito alla questione palestinese, che occorre lavorare su una possibile convivenza tra i due popoli, concentrandosi su una pace necessaria e coraggiosa, che possa prescindere dal passato per rifondare il futuro.

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