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L'aborto raccontato al cinema con

L'aborto raccontato al cinema con "Esa Casa Amarilla"

Le giovani registe Marina Vota e Valeria Ciceri parlano di IVG attraverso storie di donne diverse e lontane, legate fra loro dal filo della sorellanza dell'esperienza vissuta

Lunedi, 13/12/2021 - Si è recentemente svolto il "Torino Film Festival" una manifestazione conosciuta e consolidata che si contraddistingue per l’attenzione alle nuove forme e nuove tendenze del cinema divenendo uno dei luoghi che sostiene il cinema indipendente (opere, documentari, sperimentazioni linguistiche).
Al "Torino Film Festival" di quest'anno è stato proiettato il film breve di Marina Vota e Valeria Ciceri dal titolo "Esa Casa Amarilla", la casa gialla.
Il film , selezionato fra molti, è stato presentato lunedì 29 novembre ed ha riscosso attenzione e successo.
Tratta del tema dell'aborto in modo originale, intrecciando raccoti ed esperienze di vita di donne argentine ed italiane.
Le due autrici ,registe ed amiche, si sono laureate entrambe all'Università del Cinema di Buenos Aires. Marina Vota è sceneggiatrice ed attualmente lavora come assistente alla regia presso una casa di produzione. Valeria Ciceri, da tempo trasferitasi da Como a Buenos Aires, è regista ed attualmente lavora nell'art department di produzioni cinematografiche ed installazioni.
L'idea del film trova origine nella constatazione di quanto sia difficile parlare di aborto per chi ha vissuto in prima persona questa esperienza. Le due registe, benché amiche, non sono mai riuscite a parlare fra loro dei rispettivi aborti, ed hanno voluto, come dicono loro stesse, "reagire a questo silenzio" attraverso un video registrandosi reciprocamente per potersi poi rivedere e quindi parlarne dal vivo. Non è un caso che abbiano scelto questa modalità inusuale per dialogare fra loro su un'esperienza intima. Il cinema per Marina e Valeria è parola, linguaggio, comunicazione, dialogo e per questo hanno utilizzato questo strumento per dialogare fra loro. Non solo, le due registe si sono anche chieste se il cinema potesse essere uno strumento per superare un'esperienza traumatica. Da qui nasce l'idea di incontrare altre donne, a Buenos Aires e nel nord d' Italia, per documentare storie e vissuti diversi fra loro e mettere in relazione donne che hanno scelto di abortire o che hanno sostenuto chi ha voluto o dovuto ricorrervi.
Il film racconta con delicatezza e rispetto storie ed esperienze raccolte in ambienti di vita quotidiana e narra di un viaggio fra strade e case di città lontane geograficamente fra loro ma al contempo vicine. Un film che diventa un percorso e che prova a "rappresentare l'intimità di un'esperienza". La casa gialla che da il titolo al film è infatti uno dei luoghi di Buenos Aires dove si praticavano aborti clandestini.

Nel guardare il film ho trovato originale l'approccio intimo perché ho sempre affrontato il tema dell'aborto in una dimensione politica per denunciare, in Italia, la vergogna di un'obiezione di coscienza fra il personale medico che, in alcune regioni, tocca punte del'80% non rendendo esigibile il diritto sancito dalla legge 194/78 oppure sostenendo le lotte dei movimenti femministi che in ogni parte del mondo, in particolare Argentina e Polonia, hanno saputo creare movimenti popolari a sostegno della lotta per il diritto delle donne a poter abortire senza rischiare la propria vita.
Onestamente non so dire se il film riesca a rappresentare davvero l'esperienza intima delle donne coinvolte, forse come mi ha detto una delle registe, questa rappresentazione non è nemmeno possibile, quel che invece so è che questo film mi ha regalato uno sguardo altro.
Grazie a Marina Vota e Valeria Ciceri, giovani donne impegnate e competenti, ho avuto la possibilità di comprendere aspetti soggettivi e psicologici legati all'aborto ed ho avuto conferma di quanto siano simili le esperienze delle donne pur se in contesti geografici e sociali differenti. E quanto sia importante, per tutto ciò, per le donne in ogni parte del mondo lottare per i diritti di tutte e di ciascuna.
Consiglio convintamente la visione di "Esa Casa Amarilla" a chiunque voglia riflettere ulteriormente sul tema dell'aborto in modo non usuale.

Nicoletta Pirotta

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