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Frida Kahlo, arte e vita di una pasionaria messicana

Frida Kahlo, arte e vita di una pasionaria messicana

Nei suoi autoritratti, la voglia di vivere e il riscatto delle radici

Giovedi, 18/09/2014 - Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderon, figlia del Messico rivoluzionario e dell'arte messicana del Novecento, non ama essere sigillata in una etichetta. Nella sua vicenda umana e artistica, arte e vita si fondono con il bisogno di rappresentarsi.

Classe 1907, sposta la sua data di nascita al 1910, anno della rivoluzione messicana. Dalla parte degli ultimi, parteciperà alle lotte e alla vita politica del suo Paese, ospiterà il rivoluzionario russo Lev Trotski, in esilio sotto Stalin, e il poeta surrealista André Breton, in un clima di rivoluzione culturale e quotidiana.



Nel 1925 ha un incidente su un tram. Colpita da una spranga, avrà la spina dorsale spezzata in tre parti. Oltre trenta gli interventi chirurgici. Costretta a letto dopo l’incidente, immobile si guarda allo specchio sistemato sopra il letto a baldacchino. La madre le mette in mano cartoncini, colori e pennelli. Imparerà a dipingere quello che conosce meglio: se stessa. Prendono forma i suoi autoritratti costellati di dolore, e allo stesso tempo della voglia di vita. La sua passione sarà anche il suo lavoro. Diventerà un’opera d’arte di se stessa, un’icona per la società di massa. Viaggia negli USA, conosce l’altra America e ne ritrae con ironia le contraddizioni.



La pittura di F.K. risente delle avanguardie, ma nella rappresentazione di animali, piante grasse e fiori, frutta aperta, incisa, oppure bella succosa e matura reinventa significati da scoprire. Il cocomero aperto, affettato in più spicchi, ma ancora unito alla base, dipinto nel 1943, con dietro una figura di bambola-bambina riporta il titolo: “La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta”. Nell’ autoritratto sempre dello stesso anno, sulla fronte di Frida è impresso il ritratto di Diego Rivera. In altre opere, i feti dentro un ventre che non riuscirà mai a partorire, o i visceri di un corpo ferito.



I suoi ritratti vivaci e violenti nascondono e svelano un’intima fragilità e allo stesso tempo forza di vivere la vita, così come le è toccata in sorte. Sente in modo differente la bellezza, più vera e introspettiva, rispetto a Diego Rivera, compagno nell’arte e nella vita, pittore della sensualità di donne fatali, oltre che affermato muralista di impegno sociale. Frida mostra con coraggio il suo corpo, e con ironia i sopraccigli folti e neri uniti al centro della fronte, la peluria sul volto e sopra il labbro. Lo sguardo fisso e diretto verso lo spettatore. Una bellezza lontana dai canoni tradizionali che a tratti respinge, ma pure attrae perché autentica e insolita, intelligente e autoironica.



La sua arte esige il riscatto delle radici. Nelle istantanee del fotografo Nickolas Muray la vediamo nella sua casa circondata da oggetti e piatti dipinti da lei, e nelle ampie lunghe vesti di foggia e colori pre-ispanici. Collane, orecchini, bracciali, fiori e farfalle tra i capelli attirano la parte superiore del corpo claudicante, e ispireranno il mondo della moda. Le messicane accoglieranno il lascito di Frida, emblema dell’anima di un Messico malinconico, dal forte senso della perdita e insieme del desiderio di rinascita. Nelle tele, l’interesse per le filosofie orientali - il terzo occhio dipinto sulla fronte- e la presenza di dediche, titoli, racchiusi in festoni, come nel Rinascimento.



Si acuirà la sofferenza in seguito al divorzio dal marito, ma si risposeranno. Emblematico l’ “Autoritratto con collana di spine e colibrì” del 1940. Durante il ricovero in ospedale, lenimento e sfogo in scarabocchi, pensieri, disegni, schizzi, bozzetti a carboncino e matite colorate poi custoditi nel suo diario. Sul corsetto di gesso ricoperto di garze, costretta ad indossare, i simboli dipinti del dualismo sole-luna, amore-morte, uomo-donna.

Se in un’opera del 1949 ripone la fiducia nell’ “Abbraccio amorevole dell’universo” e nell’aspirazione a un’armonia cosmica, l’ultimo autoritratto del ’54 “Dentro a un girasole” annuncia il senso della fine. I tratti sono incerti, la pennellata strascica colore, sotto la corolla del girasole un volto scuro e un corpo troppo stanco, allo stremo. Morirà dopo poco a 48 anni.



Dopo la mostra a Roma, alle Scuderie del Quirinale, il percorso artistico di F.K. continua anche con le opere di Diego Rivera a Genova, presso Palazzo Ducale da settembre all’8 febbraio 2015.

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