Login Registrati
Laura Minguell Del Lungo: come “ Lucertole”

Laura Minguell Del Lungo: come “ Lucertole”

Dietro le divise verdi e gli occhiali chirurgici le storie ravvicinate di normale emergenza e di vite in bilico

Mercoledi, 16/09/2020 - “Ci chiamano lucertole. Strisciamo lungo le pareti silenziose e rapide verso il nostro obiettivo. Viviamo nei bassifondi dell’ospedale, là dove pochi osano e tutti si perdono, là dove non batte mai il sole,né il vento;là dove si vive un’eterna notte o un eterno giorno.Abbiamo la nostra divisa verde tatuata addosso. Poco conta che fuori ci sia il sole o che nevichi, che sia l’alba o il tramonto: noi siamo sempre là,animali a sangue freddo, ad affrontare ogni situazione,a combattere la nostra lotta quotidiana contro la morte. Incrociamo le vite di tante persone, entriamo dentro alle storie degli altri e le facciamo nostre. A volte dobbiamo rinunciare a qualcosa che è davvero nostro, per riuscire a gestire tutto il resto… E mentre ingoiamo le lacrime delle nostre tristezze personali ,possiamo ritrovarci a sorridere con rassicurante dolcezza a un bambino spaventato.La vera lucertola non muta la sua espressione, non muta il suo cuore”
Così inizia il libro di Laura Minguell Del Lungo “ Lucertole” , uscito in versione ebook nella editrice Gm Libri, che ci restituisce in forma di racconti di vite e di persone quello che era spesso rimasto nascosto dietro le immagini drammatiche degli operatori e operatrici della sanità durante il punto più acuto delle pandemia di COVID. Li abbiamo chiamati “eroi”, per il livello sovraumano di impegno e di lavoro a cui sono stati sottoposti quando gli ospedali scoppiavano, quando migliaia di persone affollavano spazi e macchinari di terapia intensiva. Abbiamo visto donne e uomini conquistare a fatica condizioni minime di sicurezza per potere svolgere il loro lavoro e impegno in corsia. Abbiamo visto la sofferenza sui loro volti segnati dalle maschere di protezione. Abbiamo assistito, con senso di ingiustizia e di ammirazione insieme, alla morte di tante e tanti di loro. Laura MinguellDel Lungo nel culmine della pandemia si è trovata ad operare come medico anestesista e di rianimazione in un grande ospedale di Barcellona, città dove vive da tempo con la sua famiglia. Anche il marito è medico e ha condiviso con lei quella fase durissima e tutte le ansie legate alla possibilità di essere contagiate e mettere anche a rischio i figli.Invece di ripercorrere semplicemente questa esperienza, sua e di altri, ha scelto una strada originale e bella per trasmettere cosa significa stare su quei fronti, sia nella normalità della vita ospedaliera che nelle situazioni di emergenza sociale. Ha scelto cioè di fare emergere la soggettività di chi si trova ad operare quotidianamente nel settore dell’anestesia e dell’emergenza, uncampomedico tra i più delicati, non adeguatamente conosciuti in tutti gli aspetti quotidiani dall’opinione pubblica , ma da cui dipende la vita e la morte di tantissime persone.Un lavoro duro,cruciale sia per gli interventi medico-chirurgici di routine sia soprattutto in tutti quelli che manifestano livelli alti di difficoltà ( come i trapianti) o in situazioni gravi di emergenza che richiedono terapie intensive. Un lavoro diventato centrale con lo scoppio della pandemia.
La protagonista centrale è Elena, medico anestesista, appassionata del suo lavoro, ma attorno a lei si intrecciano storie di tante persone. La scelta di operare nel campo dell’emergenza le scatta da piccola assistendo,di nascosto, all’intervento in un ospedale per una bambina in rianimazione dove si imbatte per la prima volta con queste figure mediche con i camici verdi, guanti e mascherine e assiste al complesso lavoro di squadra, di supporti meccanici e monitor in una camera operatoria: “ sarebbe diventata una lucertola”. Una parola che, partendo dal colore degli abiti intende andare in profondità sull’identità e il modo di vivere quel ruolo, che deve fare i conti con una capacità speciale di annullamento di ogni moto interiore di fronte alla esigenza di rapidità e efficacia “salva vita”. Ma un modo anche per togliere di dosso quell’aura di “eroismo” improvvisamente attribuita a chi ha fatto sempre questo lavoro, in silenzio e con grande responsabilità. Molto bello,poi, questo collegamento tra questo tipo di animali che corrono sui muri e le pietre e i luoghi sotterranei dove sono spesso situate e organizzate, per ragioni di isolamento, le camere operatorie. Chi ha fatto qualche operazione si ricorda bene questo passaggiodai piani luminosi delle corsie aimeandri bassissimi degli ospedali, pieni di luci artificiali e tubi che devono garantire ventilazione artificiale filtrata. Nei 30 capitoli che compongono il libro, si dipanano a poco a poco le vicende di diversi protagonisti: innanzitutto quelle di Elena che ci fa entrare senza veli dentro alle difficoltà e sofferenza di dovere dividere la propria vita tra la responsabilità di un lavoro che ha a che fare con la vita e la morte degli altri e la ricerca di una dimensione personale,fatta di affetti, legami, gioie quotidiane.Elena vive in pieno l’affetto della sua famiglia e la sua maternità ma le capita spesso di fronte all’intervento inaspettato per salvare qualcuno o qualcuna di dimenticare anche di avere una famiglia. E un capitolo è proprio il racconto in diretta di un salvataggio operato in emergenza durante un viaggio su un traghetto..NèElenasi tira indietro di fronte alla scelta di un trasferimento con tutta la sua famiglia per seguire un corso di perfezionamento che la renderà più brava a salvare vite umane. Accanto ad Elena scorrono le vite di tante persone che segnano in profondità la sua esperienza professionale e umana. Storie di donne e uomini di diversi paesi e culture, che incontra nel suo ruolo di medico. Storie spesso drammatiche e difficili, di successi condivisi ma anche di sconfitte mediche ed umane. Storie di amicizia e di condivisione di esperienze dure da accettare nella quotidianità. Fabio, Alejandro, Omar, Anne, Nabil, Sidra,Farida, Irene ma anche i medici con cui lavora o da cui impara le sue competenze e abilità. Un capitolo molto bello racconta del rapporto particolare che lega e distingue nello stesso tempo il lavoro del chirurgo da quello dell’anestesista. Un binomio indissolubile ma marcato da atteggiamenti diversi. “ Il chirurgo cardiologo”, scrive, “è estremamente razionale e aderente ai fatti, come il lupo. La lucertola invece è un animale istintivo,basa le sue azioni fondamentali sulle sensazioni.” Il rapporto tra vita e morte è il confine che questo lavoro fa toccare ogni giorno. Toccante il capitolo dedicato alla piccola bambina morta in un incidente stradale che con i trapianti deisuoi organi diventa una generosa donatrice di vita per tante persone .Il libro riesce anche a fare entrare in modo efficace nei meccanismi e nel complesso gioco dei rapporti umani e professionali degli Ospedali, raccontando dell’importanza delle competenze ma anche del tempo e della velocità per salvare le vite. Racconta delle scelte difficili da prendere nella somministrazione di cure di vita o di interventi invasivi ma necessari alla vita. Racconta soprattutto che un vero medico non cessa mai di esserlo.
di Costanza Fanelli



Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®