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'Imprevista', la raccolta di versi di Nicoletta Nuzzo. Nota di lettura di Stefania La Via

'Imprevista', la raccolta di versi di Nicoletta Nuzzo. Nota di lettura di Stefania La Via

"...un'opera che si addentra con coraggio e lirismo nella ricerca di un'identità femminile autentica, fuori dagli stereotipi e in costante dialogo con il sé, la genealogia e il mondo.."

Mercoledi, 29/10/2025 - La raccolta di poesie "imprevista" di Nicoletta Nuzzo, pubblicata da Rupe Mutevole, è un'opera che si addentra con coraggio e lirismo nella ricerca di un'identità femminile autentica, fuori dagli stereotipi e in costante dialogo con il sé, la genealogia e il mondo. L'autrice stessa la definisce come la continuazione di un percorso d'identità, la necessità di una poesia come "luogo di costruzione di un simbolico femminile" che sia conforme alla sua esperienza di donna e non a un "dover essere".
La struttura del libro si articola in due sezioni distinte: "imprevista o delle risonanze ritrovate" e "Rupestre o dell'istinto per il segno".
Nella prima sezione, "imprevista" si srotola come un diario lirico che intreccia l'introspezione profonda con la quotidianità. La poesia è l'alleata della parola nei vari momenti dell'esistenza dell'autrice. Centrale è il tema del "io ritrovato dopo il noi", un io che non è più un tabù oscurato da una ragione disgiunta dal sentire. Il titolo stesso, "imprevista", allude alla speranza di stare fuori dai modelli prestabiliti.
Nuzzo esplora i legami familiari e simbolici che sono radice alla sua voce. Si manifesta il tutt'uno con la madre, in un rapporto in cui le parole riescono ad "aggiungere/qualcosa in più a quello che già c'era tra noi", ma anche la possibilità di un maschile più accogliente nel toccante "A mio padre". O, come nella splendida “24 luglio”, un amore che raccolga tutto l’Amore di una vita, sin dall’infanzia.
"l’amore mio è uscito sulla terrazza
per vedere una pioggia improvvisa
porta i suoi contorni in una sagoma aerea
ma che si potrebbe toccare
in quei confini nel vuoto c’è tutto l’amore mio
anche quello di quando ero piccola".

Un uomo che è un contorno, una figura indistinta. Un uomo che partirà, probabilmente, portando con sé quell’amore colmo di aspettative disattese, di sogni e disillusioni, ma ciò che conta è averlo provato quel sentimento possente, che non si perde ma si rafforza perché siamo state capaci di sentirlo dentro di noi e in noi ha generato nuovo frutto.
svolgevo il nastro e mi chiedevo
“ma questo ramificare è proprio mio?
sto continuando il disegno che è iniziato
o ho forzato le strettoie e ci sta entrando di tutto?
” (Seme)
La genealogia di "madri simboliche", come Rebecca West e Clarice Lispector (a cui sono dedicate poesie come "Tavolino" e "intimità"), e le zie, funge da forza e riconoscimento per la parola.
L'irriducibilità e la fedeltà alla propria individualità si condensano nell'immagine potente del "tatuaggio di differenza", definendo la poesia come una "sostanza vivente", cucita alla pelle.
L'autrice riesce a dare profondità anche alle "vicende minime della vita quotidiana," come l'andare dalla parrucchiera nella poesia "Capelli", mantenendo una compresenza di viventi e morti, umani e non umani, dove anche oggetti e cose sono animate dalla consuetudine ("mia culla di bigliettini/in ordine sparso/e libri rampicanti" da "Tavolino").
La seconda sezione, "Rupestre o dell'istinto per il segno", sposta il focus sul graffito/parola come "risorsa ineludibile dell'umano". L'io, "mancante di essere," è sempre alla ricerca di una forma che è il bene e la piena umanità.
Il termine "Rupestre" evoca le "righe dei millenni" che portano "l'impronta degli occhi stupiti". È l'anima che muove le molecole, il sentire "stellata ad ogni istante il fruscio della vita". È anche "l'azzardo maestro delle donne", un'energia che irrompe nella miseria dell'umano e delle donne in schiavitù, chiedendone conto attraverso le generazioni.
In questa sezione, la parola diventa quasi un segno primordiale, un'impronta lasciata su una "parete carta" per spandere l'istinto del segno. Nel suo non durare sta la sua fragilità ma anche la sua forza, è graffito effimero eppure possente, perché si incide nel sentire di chi legge e vi lascia una traccia indelebile.
La tensione tra l'interiorità e il mondo esterno è palpabile, con immagini che spaziano dal "cuore in gola come una lucertola inseguita" al "piccino e smemorato elettrone che ripete l'orbita". L’infinitamente piccolo in cui si rispecchia l’infinitamente grande, in un mondo governato da leggi invisibili di circolarità e corrispondenze.
Una poesia materica e visiva quella di Nuzzo, intrisa di riferimenti a corpi, sostanze e oggetti concreti, che la rendono tattile e palpabile. L'autrice parla del "corpo di donna" che è "rinascente di cometa sotto pelle", di "fibre" che premono, di un "punto dolente/che si irradia sul corpo" e di "vene" in cui scorre "limo". Utilizza termini come "cemento colorato", "guscio con poche giravolte", "salmastro della bocca", "porpora", "terra rossa", "latte materno" e "cristallo infrangibile", radicando l'astrazione nell'elemento chimico e naturale.
Le immagini evocate sono spesso nitide, quasi come fermo-immagine o dipinti, con un forte uso del colore.
La sezione "Rupestre" richiama esplicitamente l'arte e il segno: il graffito/parola, le "righe dei millenni" e le "impronte degli occhi stupiti”. La stessa poeta afferma di preparare "collage" perché "la figura intera non è possibile", sottolineando una composizione visiva e frammentata.
Ci sono esplosioni cromatiche che fissano la scena: "turchina di vene in arabesco", il "filiforme roseo", il "fiume livido", il desiderio di "colore" e "porpora".
Nuzzo non si limita a parlare dei suoi stati d'animo, ma li "fa corpo", li riveste di materia (terra, acqua, carne) e li fissa in immagini che rimangono impresse, realizzando quel "tatuaggio di differenza" che è la sua stessa poesia.

Stefania La Via

In Copertina il dipinto Frattura è di Pina Nuzzo

'Imprevista' ha ricevuto l’Attestato di merito per il Premio “Lorenzo Montano- Anterem” 2023 ed è stata scelta dalla Commissione scientifica dell’Università del Salento per la Rassegna Letteraria Letture Prossime 2024.

 

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