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La fecondazione assistita indebitamente inserita nel Milleproroghe

La fecondazione assistita indebitamente inserita nel Milleproroghe

La schedatura delle donne che si sottopongono a PMA è un grave attacco alla loro privacy, ma soprattutto alla loro dignità

Venerdi, 25/02/2011 - La fecondazione assistita indebitamente inserita nel Milleproroghe



Eppure è trascorso poco tempo dal 13 febbraio scorso ed ancora riecheggia nell’aria quell’urlo “Adesso” di risposta alla domanda “Se non ora, quando?”. Eppure da più parti le donne hanno ribadito che non scendevano in piazza “le moraliste” mentre a casa rimanevano “le libertarie”. Eppure le parole d’ordine di tutte le manifestazioni, svoltesi in Italia ed all’estero, erano volte a sottolineare quanto la dignità delle donne fosse un valore imprescindibile di ogni contesto democratico. Cos’è che allora impedisce di comprendere le istanze che stanno dietro, affianco ed avanti alle parole gridate ed urlate, oppure solo pensate e sussurrate, il 13 febbraio scorso? Cos’è se non una palese violazione della dignità delle donne la norma che prevede la schedatura di quelle che si sottoporranno a fecondazione assistita, con l’indicazione dei dati relativi alle tecniche utilizzate, alle fasi dell’ovulazione, alle caratteristiche della gravidanza e via dicendo. Siamo di fronte ad un grave atto di forza perpetrato attraverso lo strumento del decreto mille proroghe, al sol fine di impedire subdolamente il ricorso a suddetta tecnica da parte di coppie infertili che desiderano avere un figlio, utilizzando il deterrente della trasmissione dei dati personali al Ministero della Salute. Ma, al di là di questa grave violazione della privacy non giustificata da alcuna norma nazionale o comunitaria, v’è a mio parere un ingiustificato attacco alla dignità delle donne che scelgono in piena consapevolezza e libertà di ricorrere alla procreazione medicalmente assistita per soddisfare quel forte desiderio di maternità che altrimenti rimarrebbe frustrato. Nascondersi dietro il recepimento di direttive comunitarie, come fa il Sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, per giustificare l’assunzione diretta da parte del Ministero di informazioni provenienti dai centri PMA, i soli deputati a custodire tale tipo di dati, può avere solo una chiave di lettura “politica”. Dopo le ultime sentenze della Corte Costituzionale, che hanno dichiarato illegittime alcune norme previste nella legge ’40, invece di uniformare quest’ultima a tali pronunce, si continua imperterriti nella crociata contro la fecondazione assistita tout court e non di meno si aggrava la questione utilizzando per una materia così delicata il decreto mille proroghe, che risulta un contenitore non idoneo al riguardo. Cosa c’entrano le capitanerie di porto, i benzinai, il catasto, il cinque per mille, le concessioni demaniali, la Consob, i dentisti, l’Expo Milano 2015, l’INPDAP, la Zecca di Stato, la raccolta rifiuti, Roma capitale, la sanatoria dei manifesti elettorali, gli studi di settore, i Vigili del fuoco con la FECONDAZIONE ASSISTITA? Se da più parti si ritiene il suddetto decreto quale una Finanziaria-bis, perché farvi rientrare la legge 40, che nei suoi aspetti normativi può essere modificata solo in sede parlamentare, previa un apposita pronuncia delle Commissioni Sanità ed Affari Costituzionali? Siamo alle solite, scoperto il trucco, scoperto l’inganno! Non si ha il coraggio di affrontare un nuovo dibattito nelle opportune sedi e nel rispetto delle procedure e così tra le righe del Milleproroghe si nasconde un ulteriore attacco alla procreazione medicalmente assistita, ma soprattutto alle donne che vi ricorrono dopo aver invano tentato di divenire madri. Tale iter è analogo a quello intrapreso dalle Regioni a guida di centro-destra, che si affidano a proprie leggi o proposte di legge per colpire duramente i consultori pubblici o la pillola abortiva (la c.d. 486). Tali strategie, però, si appalesano per quelle che sono: espedienti, mezzucci, scorciatoie per debellare piano, piano scelte fondamentali, prese democraticamente, per le donne ed in nome delle donne. E’ proprio vero che il percorso iniziato il 13 febbraio è una strada irta di ostacoli; è proprio vero che bisogna essere sempre vigili ed attenti nel disvelare ogni tentativo di oltraggio alla dignità delle donne; è proprio vero che la libertà delle donne in un mondo nuovo è un’avventura di cui non conosciamo gli esiti. Ma è altrettanto vero che dobbiamo superare i contrasti, praticare l’unità d’intenti, coordinare le nostre azioni per non farci sopraffare dall’impotenza della rassegnazione, che nasce ogniqualvolta ci guardiamo attorno e non troviamo accanto a noi altre donne che rispondono “Adesso”alla domanda “Se non ora, quando?”.



Maddalena Robustelli

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