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L’OSCURANTISMO PROSSIMO VENTURO - SeNonOraQuando? sulla delibera di Verona contro la 194

L’OSCURANTISMO PROSSIMO VENTURO - SeNonOraQuando? sulla delibera di Verona contro la 194

SeNonOraQuando? condanna con fermezza la mozione legista votata dal Consiglio Comunale di Verona contro la legge 194

Lunedi, 08/10/2018 - “È come se avessi preso un campo e dovessi farci crescere un bosco. Prima bisogna ripulirlo dalle erbacce, ararlo, seminare. Solo a quel punto si iniziano a vedere le prime piantine.”

Queste le parole del sindaco di Verona, Federico Sboarina, indipendente di centro destra vicino alla Lega, a distanza di un anno dal proprio insediamento.

E in effetti, in questo campo così poeticamente descritto, qualcosa comincia a crescere.
Ma non sono piantine, piuttosto cataste di legna molto simili a quelle utilizzate ai tempi di Torquemada per mettere al rogo le donne accusate di stregoneria.

Tra la notte del 4 e del 5 ottobre u.s. infatti, il Consiglio Comunale veronese ha votato (12 favorevoli, 6 contrari) una mozione della Lega che ci riporta indietro, inesorabilmente, verso tempi davvero bui che definire medievali non è esagerato.

Questa mozione infatti, avvalendosi di fonti e riferimenti tutti dell’area cattolico integralista vicinissima, se non coincidente, alle teorie del movimento pro vita, proclama ufficialmente “Verona città a favore della vita” e si schiera apertamente contro la legge 194; propone quindi “rimedi” in opposizione alla Interruzione Volontaria di Gravidanza tutti centrati sul finanziamento di associazioni private (progetto Gemma e progetto Chiara) legate a doppio filo con lo stesso movimento pro vita.
Tali associazioni agiscono in tema di maternità con una ottica totalmente slegata dai principi non solo della legge 194 ma del diritto stesso di autodeterminazione delle donne, principio che a partire dal 1978 i movimenti femministi insieme alla parte civile della società hanno faticosamente radicato sia a livello istituzionale che culturale.

Ma, appunto, Sboarina e questo governo vogliono lavorare di ruspa, stanno già lavorando di ruspa e lo stanno facendo attaccando indifferentemente i diritti civili e costituzionali, per sradicare in maniera profonda quanto faticosamente seminato negli anni.

La mozione 434 dovrebbe essere cancellata se non altro perché fondata sulla totale assenza di evidenze scientifiche, su riferimenti falsati, su dati statistici non verificabili, su affermazioni assurde quali:
“è noto che talvolta basta un piccolo aiuto economico o la possibilità di un lavoro per restituire a una donna in difficoltà la serenità necessaria per accogliere il suo bambino”
“manca all’appello una popolazione di 6 milioni di bambini che avrebbero impedito il sorgere dell’attuale crisi demografica”
e ancora
“la donna sa che quello era un bambino, il figlio al quale lei ha impedito di venire al mondo” attaccando anche la RU486 affermando che “con la diffusione della pillola abortiva sono cresciuti gli aborti e si diffonde la ‘cultura dello scarto’, abbandonando la donna proprio quando avrebbe bisogno di maggior aiuto”.

Dunque questa mozione:

- utilizza fonti parziali, dati falsati e un linguaggio assolutamente fuorviante (si riferisce ad esempio agli embrioni con il termine di ‘bambini’ contro ogni evidenza scientifica e facendo balenare davanti agli occhi una sorta di strage degli innocenti)
- attacca le donne in prima persona cercando di privarle della libertà di scelta e di autodeterminazione
- le tratta come mero contenitore riproduttivo
- ignora tutto ciò che attorno alla questione ‘maternità’ si muove considerando possibile superare le difficoltà di una donna a gestire gravidanza, nascita e mantenimento di un figlio unicamente con una elemosina di qualche mese, quella che dalle associazioni che dovrebbero ricevere i “congrui finanziamenti” del comune veronese viene definita “adozione a vicinanza”.

Di più, considera le donne stesse come individui incapaci di decidere per sé, di comprendere e scegliere il proprio futuro. Tutto, in questa mozione, ci parla di una visione della società in cui le donne andrebbero riportate al ruolo sottomesso di decenni fa, secoli fa, annichilite da un sistema patriarcale che, evidentemente, è duro a morire.

Siamo consapevoli, lo siamo da tempo, che la legge 194, una legge che parla di maternità in tutti i suoi aspetti, debba vedere una maggiore e più corretta applicazione.

La donna deve poter diventare madre senza dover decidere come spesso accade tra figli e lavoro.
Il welfare deve quindi essere pensato e migliorato in ragione di questo.
La donna deve poter accedere al lavoro per conquistare quella autonomia economica che, sola, le può garantire la possibilità di portare avanti una famiglia anche in assenza di partner.
La donna deve poter decidere se essere madre o meno, senza sviluppare alcun senso di colpa se la propria visione di sé è quella di una donna priva di figli.
Le donne, le ragazze devono poter accedere a tutte le informazioni volte alla cura di sé e del proprio corpo ivi incluse quelle che riguardano l’educazione sessuale e la contraccezione. E quest’ultima deve poter essere gratuita su tutto il territorio nazionale.
Le strutture sanitarie devono assolutamente garantire le cure alle donne, ivi compresa la somministrazione di RU486, pillola del giorno dopo e IVG, in modo regolare ed efficiente; l’obiezione di coscienza deve essere regolamentata e limitata.
I luoghi di cura, gli ospedali, le cliniche devono essere mantenuti laici e liberi dalla offensiva presenza dei gruppi di preghiera che si radunano nei giorni dedicati alle IVG negli spazi antistanti gli ospedali, gruppi che si ergono a giudici delle nostre scelte implorando un perdono divino del quale non abbiamo bisogno.

In questo momento siamo assolutamente vicine e solidali con le donne di Verona, tutte, e con le donne del PD che, pugnalate alle spalle da una capogruppo non degna di questo ruolo, avendo sottoscritto anch’essa una mozione che disattende completamente la posizione del PD sulla legge 194, si stanno battendo perché vengano comunque garantite alle donne libertà di scelta e di disporre di sé così come previsto da una legge dello stato.
Siamo vicine e solidali anche con le donne di NON UNA DI MENO presenti in aula, protagoniste della battaglia per l’applicazione della legge 194, sgomberate e allontanate dall’aula mentre cercavano di bloccare le votazioni.

Per il rispetto della vita, una vita dignitosa per tutti, donne e nascituri, difendiamo e applichiamo la legge 194.

SE NON ORA QUANDO?

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