Il ritratto spietato della maternità che a tratti lambisce un disperato bisogno di cedere alla follia
Giovedi, 21/07/2022 - È in una Roma nord, in un venerdì di novembre, nella luce che «scivola insinuandosi tra le fronde», che 'Le distrazion'i di Federica de Paolis (Harper Collins, 2022) prendono forma.
L’unica figura che sembra indurre nel lettore il sospetto che la perdita di Elia non sia altro che un’illusione, e tutta la ricerca non sia che un modo per nascondere qualcosa di terrificante che può essere accaduto, è Viola. La sua storia è chiara, evidente, quasi palpabile, il suo dolore è qualcosa di trasparente. Di subdolo e di rapace. Ci si aspetterebbe di trovarsi in un romanzo come quello di Elvira Seminara de L’indecenza, o di Antonella Lattanzi di Quel che incombe. Invece no: il lettore rimane in quella inquietudine disperazione che sorge tra un palazzo e l’altro. Mentre i protagonisti chiedono, cercano, si fanno truffare, alla fine sembrano quasi cedere all’evidenza.
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