Login Registrati
MAGLIANA SOLIDALE: IL VALORE AGGIUNTO DELLA COOPERAZIONE. INTERVISTA ALLA PRESIDENTE SILVIA ROSSI

MAGLIANA SOLIDALE: IL VALORE AGGIUNTO DELLA COOPERAZIONE. INTERVISTA ALLA PRESIDENTE SILVIA ROSSI

Affidabilità, continuità, integrazione, co-progettazione: sono le parole chiave del welfare di prossimità da perseguire per rendere sostenibile il sistema anche con il protagonismo della cooperazione sociale. Innovainrete, un progetto innovativo

Giovedi, 06/11/2025 -

Il percorso di Magliana Solidale, iniziato nel 1980, ha attraversato tutte le fasi evolutive dei servizi sociali e alla persona ed è una delle realtà della cooperazione sociale della Capitale che ha contribuito a questa crescita.
“Nasciamo dal basso - spiega la presidente Silvia Rossi -, da un gruppo di casalinghe e studenti di psicologia che si riunivano in un Centro di Cultura Proletaria creato nel quartiere della Magliana, periferia romana. All’inizio c’è stato un lavoro di ricerca sulle fragilità emergenti, con particolare attenzione gli anziani. In quella fase le cooperative non erano ancora riconosciute e il passaggio ufficiale come cooperativa sociale è arrivato nel 1991. In questi decenni abbiamo visto cambiare il sistema, che da un approccio assistenzialistico vuole arrivare ad un protagonismo dell'utente: dai servizi per la persona ai servizi con le persone. È un processo in corso, è il modello che stiamo cercando di portare avanti con l’obiettivo di attivare le comunità, di rendere le persone protagoniste del proprio cambiamento e del proprio benessere, di essere il più possibile autonome. Un approccio dinamico vede i territori come espressione di bisogni e anche portatori di risorse, per arrivare in prospettiva ad un welfare che sia proattivo, preventivo e non gestito in emergenza. Con il moltiplicarsi delle fragilità anche adolescenziali e con l'invecchiamento della popolazione occorre valutare l'impatto sociale che hanno i servizi. Siamo in una situazione di carenze di risorse e dobbiamo capire come indirizzarle al meglio”.
 

Il quadro è preoccupante se, realisticamente, teniamo conto del fatto che le risorse non sono infinite...
“Per fronteggiare questa situazione bisogna pensare a modelli flessibili e personalizzati basati su un ascolto continuo dei territori e sull’attivazione delle risorse della comunità, a portare avanti il metodo della co-progettazione tra ente pubblico e terzo settore, trovando il modo di inserire finanziamenti privati perché il pubblico da solo non riesce a rispondere alla molteplicità dei problemi che viviamo”.
 

L’Intelligenza Artificiale può essere d’aiuto in questo momento di passaggio e di ricerca di nuovi modelli operativi?
“Sicuramente l'introduzione dell'AI può essere un valore aggiunto in alcuni ambiti dei servizi alla persona, pur nel rispetto della dimensione relazionale che resta centrale, se ben utilizzata e con una formazione adeguata. Il Covid è stato un acceleratore dell’apprendimento: dialogando attraverso la piattaforma durante la pandemia abbiamo potuto continuare a lavorare, assicurando i servizi e scambiandoci le informazioni tra noi e con gli utenti. Quindi parliamo di qualcosa che può migliorare gli aspetti organizzativi, procedurali o burocraticima certamente non può sostituire il lavoro a diretto contatto con la persona,dove è indispensabile l'empatia e il contatto umano”. 

Quale altro sforzo innovativo sta compiendo la cooperazione sociale in questa fase?

“Durante il Covid un gruppo di 11 cooperative storiche di Roma ha avviato un percorso condiviso che ha portato alla creazione di un contratto di rete Innovainrete (innovainrete.it). Puntando sulla nostra capacità di lavorare in relazione, invece che in competizione, abbiamo messo a frutto le buone prassi maturate nel tempo grazie alla presenza costante nei territori e le nostre molteplici competenze professionali sviluppate nel corso degli anni. Dalle stesse cooperative nel dicembre 2024 è nato anche il consorzio “Innovainrete Servizi”, che ha avviato l'accreditamento nell'area sanitaria con l’obiettivo di mettere a disposizione dei territori il nostro grande patrimonio di esperienze offrendo risposte sempre più adeguate alla comunità e al benessere collettivo”. 

Il tema del personale è una questione delicata e cruciale. Qual è la situazione?
“È fondamentale puntare sul riconoscimento e sulla formazione dei nostri operatori e operatrici perché un problema serio è la scarsità delle figure professionali e questo mette in crisi il settore dell'assistenza domiciliare, facciamo fatica anche a trovare gli educatori professionali o gli assistenti domiciliari. È una questione che si colloca nel più grande tema del riconoscimento del lavoro sociale: storicamente è pensato come un lavoro di vocazione ma poi a questa vocazione non corrisponde un adeguato riconoscimento economico del valore di un lavoro che è anche dedicato alla comunità. Altro aspetto che non si tiene nella giusta valutazione, per esempio, è quanto la cooperazione sociale sia importante nel dialogo con i territori, è una cerniera tra il cittadino e il servizio pubblico perché è costantemente in ascolto dei bisogni e, assistendo quella persona, cerca di renderla parte attiva del proprio percorso di autodeterminazione. In questo modo può crescere quel welfare di prossimità che è il cambiamento necessario per rendere sostenibile il sistema in prospettiva futura. Per raggiungere questo obiettivo bisogna creare un sentimento di fiducia, ed è quello che facciamo lavorando a stretto contatto con le persone nei territori e diventando punti di riferimento affidabili”. 

Ma come riuscite, se i servizi sono legati ai tempi dei progetti, cioè sono a termine?
“È un altro grande problema, perché spesso un bisogno non ha un tempo definito e questo crea sfiducia. Una possibile soluzione per aumentare la disponibilità di fondi è aprire alla possibilità di rivolgersi al contributo di soggetti privati, sia perché il pubblico da solo non ce la fa a dare tutte le risposte necessarie sia per avere la possibilità di sperimentare progetti capaci di rispondere in maniera personalizzata e flessibile ai bisogni, cosa spesso impossibile con gli avvisi pubblici. A questo proposito devo sottolineare che uno dei nodi da sciogliere è l'integrazione tra i vari servizi, possibilità avviata con la legge 328 del 2000 e che non si riesce ancora ad attuare; tutti i giorni incontriamo presenze che si sovrappongono con dispendio di energie e risorse perché non c'è la continuità che un lavoro integrato potrebbe assicurare. Nelle scuole, invece, sono barriere che riusciamo a superare più agevolmente portando avanti l’integrazione tra il sociale e la parte educativa. È molto importante, considerati i problemi delle nuove generazioni”. 

La cospicua presenza di donne caratterizza la cooperazione sociale: vantaggi, problemi?
“Sì, nelle cooperative sociali lavorano tantissime donne; il nostro Consiglio di Amministrazione è interamente femminile, così come la maggior parte dei dipendenti. La differenza retributiva tra uomini e donne nel nostro settore non è rilevante, anche nei ruoli apicali. A soffrire di una differenza dei salari è, in generale, il nostro settore, che non è valorizzato e remunerato come dovrebbe. Lo stesso lavoro di dirigenza, per esempio, non è da meno di quello di un’impresa profit: anche noi gestiamo tanti dipendenti, facciamo fatturato, abbiamo pesanti responsabilità. In più abbiamo il carico etico di maneggiare sofferenze e fragilità, di contribuire alla crescita democratica dei territori. Un valore aggiunto che non ha prezzo e che, per lo meno, dovrebbe essere rispettato”. 



INNOVAINRETE: IMMAGINARE IL FUTURO
Innovainreteè il progetto frutto dell’esperienza pluridecennale di un gruppo di 11 cooperative romane e delle realtà (scuole, università, ospedali e società private) che, nel corso del tempo, con esse hanno interagito in maniera sinergica. Era febbraio del 2021, in piena fase pandemica quando, Aelle il Punto, Arca di Noè, Il Brutto Anatroccolo, Cospexa, H-Anno Zero, Idea Prisma 82, Magliana Solidale, Meta, Nuove Risposte, Il Piccolo PrincipeMediterranei hanno sentito la necessità di confrontarsi a partire dalla loro capacità di leggere i bisogni, progettare risposte e prendersi in carico situazioni di fragilità e difficoltà, nella consapevolezza che è indispensabile guardare oltre l’emergenza, per ideare soluzioni strutturate sul lungo periodo, dove ogni attore del terzo settore abbia il proprio posto, svolga un ruolo integrato con gli altri e rimoduli le varie tipologie di servizi. Da qui la necessità di costruire un “soggetto integrato”, una “rete operativa” in grado di rispondere a più bisogni e di attivare un processo virtuoso per: 1) mappare e raccogliere i bisogni dei cittadini andando oltre quelli già noti e rilevando sia quelli rimasti inevasi dal blocco di molti servizi sia i nuovi bisogni e le nuove povertà emerse a seguito della pandemia; 2) rispondere a questi bisogni attraverso l’individuazione e la predisposizione di servizi ad hoc, a partire dall’integrazione tra le varie risorse del terzo settore e la sperimentazione di percorsi innovativi. (www.innovainrete.it)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®