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Marea: una storia lunga 25 anni

Marea: una storia lunga 25 anni

Per due settimane il piccolo paese di Atzara, nel nuorese, ha ha ospitato la mostra di Marea, rivista femminista nata nel lontano1994 a Genova

Lunedi, 15/04/2019 - Per due settimane, dal 5 al 14 aprile, un luogo magico come il Museo del vino nel centro di un altro luogo fatato, il piccolo paese di Atzara, nel nuorese, ben lontano dalle località rinomate della Sardegna marina glamour, ha ospitato la mostra di Marea, rivista femminista nata nel lontano1994 a Genova.
Perché, dopo la costruzione e l’allestimento cinque anni fa per il ventennale, celebrato nella città natale con dieci dense giornate svoltesi nel salotto buono genovese, (nella sostanziale indifferenza della sinistra e di pezzi di movimento femminista locale), caricare in auto tutto il materiale, comprese le casse di legno da negozio di verdura con le riviste, e portare via nave tutta la mostra proprio qui?
La risposta è semplice: perché quello che caratterizza, e conta, nella pratica femminista sono le relazioni tra le donne, e qui ad Atzara c’è Rossana Piredda, una attivista che ha contribuito molto alla diffusione della rivista in Sardegna, e non solo. La sua casa, a tre passi dal museo (qui è tutto a tre passi) si è trasformata per due settimane in una redazione, in un centro organizzativo per arrivi e partenze, logistica e pernottamenti, per non parlare della cucina in grado di mettere a tavola fino a venticinque persone nutrendole con tortini di verdura, pasta al forno, focacce, vino, birrasarda e ovviamente non facendo mancare mai il formaggio locale, il pane carasau e una varietà infinita di dolcetti dal nome impronunciabile e dalle forme e sapore sublimi.
Con il solo contributo pubblico del Comune di Atzara, il cui Assessorato alla Cultura ha generosamente deliberato la copertura dei viaggi delle attiviste invitate (il progetto proposto al bando della locale banca non è stato finanziato) la mostra e gli incontri che hanno impegnato due weekend pieni di letture, musica, dibattiti, proiezione di video potrebbe sembrare una follia di questi tempi, e magari lo è.
Senza alcuna garanzia di avere grande pubblico, con il solo rimborso di viaggio, (e alcune lo hanno pure rifiutato) il fatto di allestire un evento complesso di questo tipo in questo luogo, e decidere di prendervi parte, è decisamente un azzardo.
Ma se questo azzardo diventa la possibilità di offrire cultura femminista in un piccolo centro sardo allora è un rischio bellissimo da correre: quando ti ricapita di portare qui una siciliana del calibro di Beatrice Monroy a raccontare l’opera e i lati oscuri della femminilità ancillare? O il lavoro visionario della giovane musicista, attrice e videomaker Alice Norma Lombardi? E l’impegno di Luisanna Porcu per i centri antiviolenza? E le riflessioni di Erminia Emprin Gilardini e Federica Serra sull’importanza di dire ‘grazie’ alle femministe che ci hanno fatto crescere? O la voce della rete di giornaliste Giulia attraverso Benedetta Pintus? E la determinazione di Mariella Cao, veterana dell’antimilitarismo, insieme alla portabandiera dell’ecofemminismo domestico ed europeo Laura Cima.
Se c’è, come succede dovunque, chi è rimasto a casa durante i due weekend non è stato possibile perdersi la musica (a meno di non tapparsi molto bene le orecchie) delle magnifiche TamburA Battenti .

Il gruppo di musiciste ha fatto il suo cerchio tonante di pura energia femminile alla sera dell’ultimo sabato, con il fuoco che ruggiva nonostante la minaccia di pioggia, e poi ancora alla domenica mattina, finalmente con il sole, per chiudere la mostra con l’emozione del richiamo ancestrale del tuono e della tempesta.
Il programma dei due weekend, grazie alla rete che conserva tutto, è lì a dire dell’azzardo: a breve in ogni social e ai siti di Marea www.mareaonline.it e di Radio delle donne www.radiodelledonne.org saranno rilasciati i materiali video, audio e le foto a raccontare cosa abbiamo vissuto.
Non sappiamo se ci saranno altri anniversari importanti da festeggiare per Marea, una delle riviste italiane in cartaceo sopravvissute dagli anni ’90: intanto questa è stata una meravigliosa occasione per poterci essere e condividere la nostra storia e il nostro lavoro in un territorio al quale difficilmente si pensa.
Continuate a leggerci, ad abbonarvi, e grazie infinite a chi ad Atzara si è messa a disposizione per farci vivere al meglio la nostra festa per i cinque lustri.

di Monica Lanfranco www.monicalanfranco.it - www.mareaonline.it


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