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Monica Lanfranco si è riascoltata ‘dentro’ il 2001

Monica Lanfranco si è riascoltata ‘dentro’ il 2001

"Chi conosce Monica sa che può di tutto: aggiungete che è di Genova e che sono passati vent’anni dal G8, dal Genova Social Forum e dalla tragedia che ne è sortita...."

Sabato, 19/06/2021 - Che cosa vuol dire che Monica ‘riascolta dentro’ un anno? Chi conosce Monica sa che può di tutto: aggiungete che è di Genova e che sono passati vent’anni dal G8, dal Genova Social Forum e dalla tragedia che ne è sortita, di cui tutti abbiamo memoria non conclusa. Ma non ci abbiamo fatto i conti dalla parte di chi intendeva costruire una cosa bella e carica di futuro e, con il senno del poi che doveva essere diversamente preventivo, tra “infingimenti e reticenze.... per evitare di spaccarci su punti irrisolvibili e altamente conflittuali (la supremazia delle mobilitazioni di piazza su quella dei contenuti e le forme diverse e creative per coniugare le parole con momenti di grande partecipazione antagonista condivisa) si mediava tacendo e rimuovendo su questi temi”. Sono le parole con cui Monica il 10 agosto del 2001 dava le dimissioni dal GSF, accompagnata dall’intervento di Lidia Menapace sulla responsabilità dei Black Blok: “Purtroppo nel simbolico maschile il linguaggio più diffuso è il militare, lo scontro guerresco, che è sicuramente perdente, allontana molti e molte per paura e per più profonde ragioni di etica politica: non è accettabile infatti che un potere illegale induca anche chi protesta a usare forme di violenza illegali e illecite”.

Aggiungiamo che la cura di un Social Forum richiedeva una preparazione seria e che le donne, nella consapevolezza di essere genovesi e di avere la responsabilità di cittadine, si erano preparate con un proprio Punto G, dove il punto G insisteva sulla genovesità dell’iniziativa, non neutra ma femminista e avevano impegnato l’ organizzazione a regole precise condivise con gli altri responsabili tenuti, si sperava, alla lealtà di un patto non solo tra uomini: erano state coinvolte 140 associazione e centri di donne italiani e internazionali, con un convegno durato due giorni e una Carta di intenti stilata per un impegno democratico e nonviolento nella comune protesta per le premesse repressive che erano già predisposte per creare incidenti, e per le politiche che non tenevano conto delle libertà costituzionali mentre proliferavano. Non fu così: Monica e Lidia non perdonarono. Dieci anni dopo si volle un altro Punto G, per rievocare il tradimento dei principi di pace e libertà, le ragioni delle donne, spesso divise e assorbite nei messaggi culturali che promettono sicurezza mediante la forza: non possiamo smantellare la casa del padrone con gli attrezzi del padrone.

A vent’anni di distanza Monica Lanfranco ha scritto un libro: Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo. Punto G. Il femminismo al G8 di Genova (2001-2021), (edizioni Vand.A)

E’ una ‘commemorazione’ che non può significare come la parola indica al neutro, retorico secondo un altra memoria: per questo dico che Monica riascolta. Non le viene in mente nessuna correzione di tiro: la storia che va nei libri scolastici è anche quella sempre rimossa delle donne: l’indignazione resta, ma resta anche la tranquilla ragione di una superiorità di valori rispecchiata nel titolo: Voi siete in gabbia, noi siamo il mondo.

Postilla: quelle con più anni ricordano che cos’era il GSF di Port Alegre, con la presenza di José Saramago, Eduardo Galeano, Samir Amin, François Houtart, Bernard Cassen, Adolfo Perez Esquivel, Aminata Traoré. Due anni fa si è arrivati al folclore di Salvador de Bahia, dove si sono tenute iniziative su “la musica hip hop” o su ‘donne e calcio’. Tristezza del principio della forza che si è chiusa nella gabbia.

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