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NATUZZA EVOLO

NATUZZA EVOLO

Natuzza Evolo, la mistica calabrese della quale ricorre l'anniversario della morte il prossimo primo novembre,

Lunedi, 31/10/2016 - Tutto il corpus dei fenomeni che informa l’itinerario spirituale di Natuzza Evolo, la mistica calabrese della quale ricorre l'anniversario della morte il prossimo primo novembre, richiederebbe un’approfondita analisi: mentre lasciamo oni giudizio alla Chiesa, che ha già avviato la causa di beatificazione, segnaliamo che di molti fenomeni ( richieste di consigli dai fedeli per le più diverse occasioni, colloqui con Gesù, con la Madonna, i Santi e gli Angeli, ecc.) scrive Valerio Marinelli, il più autorevole e documentato biografo di Natuzza Evolo. Laureato in Ingegneria Nucleare, Professore ordinario di Fisica Tecnica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Calabria, racconta di come chi ha incontrato Natuzza, al di là di questi "fenomeni, sia stato piuttosto colpito dalle sue virtu' cristiane: doti interiori di umiltà, di semplicità, di capacità di ascolto e di immedesimazione nei problemi e nei dolori altrui, dalla capacità di rasserenare e di confortare (il carisma del conforto) e dalla forte spiritualità che emana dalla sua persona e che spinge con naturalezza verso la fede.

Di grande rilievo è poi il documentario etnografico realizzato su Natuzza da Luigi Maria Lombardi Satriani: per il celebre antropologo “l’attività di Natuzza è in nome della vita: della vita dei superstiti, cui ridà sguardo e parola, e della vita di una comunità rifondata nella quale vivi e morti possono comunque continuare a stare, nella comunione dei santi, in relazione: la vita è nel rapporto, la vita è il rapporto“.

Il mistero di Natuzza Evolo risponde ancora una volta alla grande domanda antropologica sul senso del dolore, attraverso la potenza della Croce di Cristo: la Croce è il grande esorcismo, è l’ultimo grande esorcismo nei confronti della morte. Il mistero di Natuzza Evolo da più di ottanta anni avvolge le colline di Paravati, nel cuore di una Calabria dolente che vive, comunque, anche grazie a questa donna, nel segno della vita e delle speranza.

Se Leonida Repaci narra che “quando Dio creò la Calabria, volle che le madri fossero tenere, le mogli coraggiose, le figlie contegnose”, proprio una donna calabrese come Natuzza, può, a mio avviso, degnamente dare l’immagine femminile più bella e vera della Calabria.

Lo testimoniano le centinaia di migliaia di persone che hanno raggiunto Paravati per ricevere da Natuzza quello sguardo di bontà e di consolazione che i suoi occhi non hanno mai negato a nessuno.



ANNA ROTUNDO

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