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Norma Jeane Mortenson Baker Monroe, la donna che non riuscì mai a diventare Marilyn Monroe

Norma Jeane Mortenson Baker Monroe, la donna che non riuscì mai a diventare Marilyn Monroe

Il suo tormentato stato psichico non è mai stato un mistero, basti pensare che nel 1956, mentre si trovava a Londra per girare il “Principe e la ballerina”, Marilyn Monroe aveva incontrato anche Anna Freud

Mercoledi, 15/06/2022 - Marilyn Monroe è lo pseudonimo di Norma Jeane Mortenson Baker Monroe (Los Angeles, 1º giugno 1926 – Los Angeles, 5 agosto 1962).
Nasce il giorno uno, del mese di giugno 1926 alle 9,30 presso il General Hospital di Los Angeles come Norma Jeane Mortenson Baker Monroe.
La madre è una donna affetta da gravi disturbi mentali, figlia di una donna che ne aveva sofferto anch’essa ed è spesso ricoverata in un ospedale psichiatrico.
La piccola Norma, in conseguenza, vivrà un'infanzia assai travagliata. Tenuto conto delle condizioni della madre, verrà affidata a famiglie sconosciute, e di tanto in tanto, collocata presso diversi orfanotrofi. Non stupisce che Norma Jean cerchi di uscire da questo circuito e lo faccia sposandosi a soli sedici anni con il ventunenne James Dougherty per cui lascia gli studi alla Van Nuys High School[1]
«Non sono mai stata abituata alla felicità: è qualcosa che non ho mai dato per scontato, pensavo che sarebbe arrivata con il matrimonio»
Ma non arriva ed è il primo fallimento matrimoniale della sua vita.
Come incomincia la carriera cinematografica di Norma Jean:
aveva trovato un lavoro presso un'industria aeronautica produttrice di paracaduti quando il fotografo David Conover, che si occupava di documentare il lavoro femminile nel periodo bellico, ovviamente la notò: era la pin-up perfetta atta a far sognare tutti quei soldati americani che erano impegnati nella Seconda Guerra Mondiale e la convinse a imboccare la carriera di modella, iscrivendosi anche ad una scuola specializzata. Era sola, perché il marito in quel momento svolgeva servizio presso la Marina lontano da casa. Le sue forme erano 96-58-89. James però non sopportava che altri uomini contemplassero sua moglie (problema che si presenterà più volte nei suoi tentativi matrimoniali), e, nel giugno 1946, tra i due si arrivò il divorzio.[2]
Da quel momento in poi, sotto la guida di un altro fotografo, Andrè de Denes, sarà bellissima sulle copertine delle riviste, fino a quando verrà notata dalla Fox e le si apriranno le porte di Hollywood. Qui nasce Marilyn Monroe, bionda di capelli, che assumerà il cognome da nubile della madre.
Marilyn Monroe e il cinema
La sua carriera di attrice inizia con il prestare la voce a un'operatrice telefonica nel film del 1947 The Shocking Miss Pilgrim, lo stesso anno debutta in Dangerous Years di Arthur Pierson. Ha il ruolo di Evie, la bella cameriera del Gropher Hole. Lavora come comparsa ("Ladies of the chorus" del 1949, "LoveHappy" sempre del 1949 con i Marx Brothers, etc.), poi consegue piccole ma rilevanti, parti. Studia recitazione (più volte , nella sua vita, tenderà a migliorare sia nella cultura che nella espressione artistica), presso Natasha Lytess. Nel 1949, recita con Groucho e Chico Marx in Una notte sui tetti, mentre l'anno dopo ha una piccola parte in Eva contro Eva di Joseph L. Mankiewicz. Pochissime battute in un abito da sera bianco che le fascia il corpo magro. Nel 1950 è in "Giungla d'asfalto", nel 1952 con Cary Grant e Ginger Rogers in "Monkeys Business" e altri film ancora.
In: "La tua bocca brucia". nel 1952 otterrà il suo primo ruolo da protagonista e nel '53 con "Niagara", al fianco di Joseph Cotten, il successo mondiale.
Poi sarà una serie di trionfi:1953; "Come sposare un milionario" e "Gli uomini preferiscono le bionde", quindi "La magnifica preda" del 1954 e "Quando la moglie è in vacanza" in cui Billy Wilder le affida la parte della svampita inquilina del piano di sopra.
Svampita, tuttavia, non lo è: A renderla ancora più popolare sono i suoi "monroidismi", battute personalissime e inattese che l'attrice piazza qui e lì durante le interviste. «Che cosa indossa a letto?», le chiese un giornalista un giorno. «Due gocce di Chanel n° 5», fu la sua risposta.
Per non parlare della sua biblioteca, comprendente oltre 400 classici tra cui Milton, Whitman, Dostojevski insieme a Hemingway, Beckett e Kerouac.
Nel 1954 Marilyn sposa il famoso giocatore di baseball, Joe DiMaggio[3], che l’amerà tutta la vita, pur divorziando da lei nel giro di un anno. Come avrebbe potuto sopportare lui, di discendenza italiana, addirittura proveniente dalla Sicilia, una moglie che faceva l’attrice e scandalizzava persino il pubblico con scene come quella del film "Quando la moglie è in vacanza" di Billy Wilder, in cui Marilyn assiste, senza muoversi, al sollevarsi della sua gonna fino al di sopra del ginocchio? Joe l’amerà tutta la vita e non si sposerà più.[4]
Il fallimento di questa relazione apre il campo ad una serie di tracolli personali destinati ad approfondire sempre di più la sua sensazione di depressione e di reale solitudine. Dopo la separazione si trasferisce a New York per studiare all'Actor's Studio, sotto la guida di Lee Strasberg. Sono i tempi del teatro impegnato e il 17 febbraio Marilyn Monroe esegue una scena da Eugene O'Neill nel ruolo di "Anna Christie" con Maureen Stapleton all'Actors Studio di New York. Lee e Paula Strasberg indicano la “signora Monroe” come uno dei più grandi talenti del decennio. Quell’impegno sembra rigenerarla e farle momentaneamente dimenticare i suoi patimenti interiori.
Per riacquistarla, la Fox (che intanto si era stupidamente liberata di lei), rinegozia il suo contratto, concedendole una clausola importantissima, ossia l'approvazione dei registi dei suoi film. Conosce l'affermato commediografo, Arthur Miller e forse in quel periodo si sente in grado di reggere il confronto con quell’intellettuale affascinante che poteva ostentare la rappresentazione delle sue commedie in tutto il mondo (far cui la celeberrima "Un tram chiamato desiderio", testo originale di Tennessee Williams).
Non possiamo dire se Marilyn si sia davvero innamorata, o non, piuttosto, esaltata nella convinzione che quell’uomo colto avesse visto in lei altre qualità, oltre quelle esteriori. Si sposano nel 1956. L'anno dopo fonda, con l'amico fotografo Milton Green, la sua casa di produzione cinematografica, la Marilyn Monroe Productions, con cui gira "Il principe e la ballerina" al fianco di Laurence Olivier. Un autentico fiasco. Come attrice, due anni dopo interpreta la commedia "A qualcuno piace caldo", sempre del genio Billy Wilder ed è un successo.
La relazione con Miller, ad ogni modo non regge. Lui non andrà al suo funerale, però, dobbiamo all’'Università del Texas, ad Austin, che ha acquistato (con una somma iperbolica) dagli eredi di Arthur Miller il suo archivio, la spiegazione (la confessione dolorosa) sul perché decise di non partecipare, l'8 agosto 1962, al funerale della ex moglie Marilyn Monroe (con cui è stato sposato dal 1956 al 1961).
Si tratta di un testo breve, mai pubblicato, scritto pochi giorni dopo l'ultimo saluto alla diva, in cui Miller spiega tra l’altro che "al posto di volare da New York a Los Angeles per farmi fotografare, ho deciso di rimanere a casa e lasciare che tutte quelle persone in lutto finissero da soli la beffa. Non che siano tutti falsi, ma la maggior parte di loro ha contribuito a distruggerla [Marilyn]". L'autore si riferisce ovviamente allo star system di Hollywood, che con le sue controverse dinamiche ha, a suo giustificato parere, minato, sventuratamente, l'equilibrio, già fragile, dell'attrice.
Nel 1960 gira con Yves Montand "Facciamo l'amore" e nel 1962 Marilyn riceve il Golden Globe come migliore attrice. Sarebbe in questo periodo che avrebbe iniziato la relazione segreta con il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy e, successivamente, con il fratello Robert, che pare avesse perso la testa per lei, ma non abbastanza da lasciare la moglie e fare uno scandalo. Fu il suo ultimo amante e intorno a quella relazione nacque il sospetto che fosse il padre del bambino che Marilyn affermava di aspettare.
Il tormentato stato psichico dell’attrice non è mai stato un mistero, basti pensare che nel 1956, mentre si trovava a Londra per girare il “Principe e la ballerina”, Marilyn Monroe aveva incontrato anche Anna Freud, nella celebre casa/studio del fondatore della psicoanalisi, al numero venti di Maresfield Gardens. Proprio per consiglio di Anna, l’attrice, in quel periodo, diede inizio ad una cura di cinque sedute a settimana con Marianne Kris[5], la cura più lunga e costante a cui Marilyn Monroe si sia sottoposta. Marilyn decise di lasciare il 25% del suo intero patrimonio alla psichiatra che, a sua volta, lo trasferì ad Anna Freud e quindi al museo.[6]
Nel 1962 esce il suo ultimo film: "Gli spostati" scritto per lei dal marito Miller e nello stesso anno divorziano. Pur rispondendo a verità che, a causa dei continui ritardi, delle continue crisi isteriche, delle sbornie e dell'inaffidabilità, viene licenziata dal set del film "Something got to give", non si può assimilare questa situazione al fatto che un mese più tardi, nella notte fra il 4 e il 5 agosto 1962, venne trovata morta, apparentemente suicida, nella sua casa, per un' overdose di barbiturici. Giovedì 28 giugno 1962, infatti, l’attrice si incontrerà con il capo dello studio Fox, Peter Levathes per ridiscutere le condizioni contrattuali. Lui la descrisse come "un'accorta donna d'affari in molti modi, e molto razionale" e con la riassunzione alla 20th Century Fox non aveva motivo (almeno lavorativo), di suicidarsi.
Una questione grafologicamente importante riguarda il fatto che Norma fosse mancina, anche se evitava di farlo notare quando doveva farsi fotografare. Secondo uno studio australiano pubblicato nel 2006 sulla rivista Neuropsychology, i mancini tendono a concretizzare connessioni più veloci tra l'emisfero sinistro e l'emisfero destro del cervello e questo fatto condurrebbe ad un'elaborazione più veloce delle informazioni. C’è dell’altro: uno studio condotto dalla Stanford University nel 2009, ha scoperto che sia le persone mancine (come quelle destrorse), possono essere indirettamente disposte a prediligere il loro lato dominante. Succede perché i mancini, implicitamente, sono convinti che le cose positive si trovino sulla sinistra, e quelle negative sulla destra. Da questo si trarrebbe anche l’ipotesi che la Monroe fosse spontaneamente più vulnerabile ed esposta alle influenze emotive regolate dall’emisfero destro del cervello.
Anche per Marilyn Monroe, come per altri personaggi cui ho fatto una sia pur sommaria indagine grafologica, non ho avuto tra le mani fogli scritti da lei, ma soltanto fotografie. Però ho potuto raccogliere materiale piuttosto soddisfacente per i tempi in cui le parole sono state vergate e per la semplicità (appunti), con cui si è espressa.
Partendo dal presupposto che fosse mancina, occorre prendere con una certa prudenza alcune evidenti inclinazioni a sinistra degli assi letterali (Rovesciata), che si riscontrano in una linea di base diritta. Avendo avuto modo di vedere una pagina di grafia in cui si firmava ancora Norma Jean era chiaro che si trattasse di uno scritto fatto in gioventù. Vi si ritrovano i segni tipici dell’età, tra cui l’uso dello script che fissa lo stacco tra le lettere. E’ una grafia chiusa in se stessa, circospetta, con lettere ristrette e ristretti margini anche tra le lettere che compongono la parola stessa, mentre lo spazio che intercorre tra una parola e l’altra è nella media, dimostrando come non abbia eccesso di critica nei giudizi. Troviamo una scrittura contratta che mostra un ritrarsi anche nelle spinte espansive. Logico, se pensiamo alla vita che ha condotto e alla insicurezza emotiva che non riuscirà mai a colmare davvero. Tuttavia appare drastico il passaggio tra questa grafia gettata all’indietro, riottosa, preoccupata, di calibro medio, (che diverrà alta e allungata soltanto nella nuova” firma di Marilyn Monroe), e quella che inaugurerà quando riuscirà ad acquisire una (apparente), sicurezza, determinata dal pubblico e dall’essere ammirata ed invidiata. Mai sicura di sé, appare “dilatata” negli occhielli delle G, in basso, ma anche nelle lettere, dove gli occhielli non dovrebbero comparire, come le T. La lettera “T” è redatta, difatti, con asola come se fosse una “L”. E’ un segno istintivo che può esprimere una idea ossessiva compulsiva. Fantasie sessuali complesse ed incerte, dovute anche ai maltrattamenti subiti da bambina. Esplosiva nell’esuberanza fisica, nella presenza, l’ostenta anche nella grafia, benché nell’insieme di quella che può apparire una grafia vivace e ridondante s’insinuano strane forme di riservatezza, trattini, spaziature, l’eccessivo slancio verso destra (in contrasto con gli scritti giovanili), che evidenziano un gran bisogno di ricevere comprensione ed affetto. Si annotano le barre delle T definite “a tettuccio, gli ovali ammaccati, però è positiva l’ascendenza del rigo e la scrittura tonda.
Da castana, giovane donna incerta, l’apparire della bionda e travolgente se stessa con il nome mutato, così nella grafia, da lanciata verso sinistra, incerta, preoccupata alla grafia grande, ricca di ricci, con le maiuscole evidenti, lanciata verso destra, che tende ad appropriarsi dello spazio del foglio. Mutazioni esterne, ma non intime. Manca di spigolosità, il che lascia intendere che la sua tendenza amicale fosse reale. Vuole piacere, vuole essere amata, vuole mostrare di sé anche quello che non c’è: allegria, svenevolezza, una personalità di donna superficiale, un po’ indifferente alla conoscenza dei fatti. Tutte cose che non le corrispondono intimamente e si nota negli spazi stretti tra lettere e in generale in un tratto confuso e macchiato. Così come nel firmare la prima volta un contratto con quel nome e cognome non suo, non saprà dove immettere la y di Marilyn, allo stesso modo non riuscirà mai a divenire, intimamente, Marilyn Monroe.
Vuole migliorare, vorrebbe divenire una “moglie”, magari italiana (il suo matrimonio con Joe Di Maggio), studia, cerca compagnie colte (il suo matrimonio con lo scrittore Arthur Miller), e la sua volontà di “migliorarsi” si nota anche nella tendenza a salire in alto verso la fine del rigo. Tuttavia non sarà mai del tutto sicura di sé e sazia di affetto.
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[1] Scuola secondaria (High school) fondata nel 1914, con sede a Van Nuys, Los Angeles, stato della California.
[2] James Dougherty, che fu il primo marito di Marilyn Monroe, è morto a Lewiston, nel Maine, il 18 ago 2005 .
[3] Il cui vero nome era Giuseppe Paolo DiMaggio, nacque il 24 novembre del 1914 nel villaggio di pescatori di Martinez, in California (Usa). I suoi genitori erano immigrati italiani provenienti da Isola delle femmine, Palermo.
[4] E' Joe DiMaggio ad occuparsi con forza delle dimissione di Marilyn da una clinica psichiatrica nel 1961. Marilyn, in seguito, lo raggiungerà così in Florida. I due si dicono semplicemente amici, anche se i pettegolezzi riguardo un loro nuovo matrimonio sono vivaci. E' proprio il figlio di Joe a parlare a telefono con Marilyn la sera del suo suicidio e a riferire che l'attrice gli sia parsa tranquilla.
[5] Famosa specialista nonché amica d’infanzia di Anna e figlia del pediatra della famiglia Freud.
[6] La Monroe passò metà della sua vita adulta sotto le cure degli psicoanalisti (cinque in totale: M.H. Hohenberg, Anna Freud, M. Kris, Ralph S. Greenson e M. Wexler). La Kris si era formata con Sigmund ed Anna Freud, la quale per un certo periodo analizzò lei stessa la Monroe.

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