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Paola Castiglia, dal web a Legambiente. Una giovane siciliana, giornalista e scrittrice

Paola Castiglia, dal web a Legambiente. Una giovane siciliana, giornalista e scrittrice

"Un'altra donna è possibile Voci fuori dal coro nell'Italia del Bunga Bunga" è il suo libro: sette interviste (Hack, Borsellino, Consoli, Fracci, Camusso ecc) per raccontare di donne forti

Lunedi, 02/04/2012 - Paola Castiglia, classe 1977, dirige il quotidiano on line lavoceweb.com. Benchè giovane, ha un curriculum ricco e interessante che l'ha vista collaboratrice del Giornale di Sicilia, de La Repubblica, de L'isola possibile, inserto del quotidiano Il Manifesto e de “La Nuova Ecologia”. É componente del direttivo nazionale di Legambiente e del direttivo della Slc Cgil in Sicilia. Un'altra donna è possibile Voci fuori dal coro nell'Italia del Bunga Bunga, Vertigo edizioni, è il suo libro, pubblicato a novembre che raccoglie sette interviste, a Margherita Hack, Rita Borsellino, Carmen Consoli, Carla Fracci, Susanna Camusso, Monica Frassoni e Rossella Muroni esempio di una femminilità in cui la gran parte delle donne italiane si riconosce e si identifica.



Sei la direttora di un giornale telematico, in un mondo siciliano in cui sono ben poche o “quasi nessuna” a capo di un giornale. Per esempio al giornale di Sicilia non esiste una donna capo servizio. Cosa vuol dire essere donna-giornalista in provincia e in Sicilia?

Il mestiere di giornalista richiede coraggio. Purtroppo oggi, sempre più spesso, i colleghi che fanno attenzione a non perdere per strada questo requisito fondamentale non sono molti. Per questa ragione credo che essere donna e giornalista, in un momento storico come quello che stiamo vivendo, ci permetta di dimostrare che siamo più brave degli uomini a tenerci strette il nostro coraggio. Lo dico anche se non amo i confronti del tipo “maschi contro femmine”. Abbiamo scelto questa strada perché crediamo all’importanza di raccontare i fatti, altrimenti avremmo fatto un lavoro più comodo. Magari più conciliabile alla vita familiare o agli affetti di cui ancora rimaniamo le custodi sociali. Questo vale per qualsiasi luogo si svolga il lavoro di giornalista, e non solo per la Sicilia per la provincia. Ogni posto ha le proprie criticità, sporcarsi le mani con i fatti per leggerli dal di dentro richiede un impegno per cui non basta digitare dalla tastiera di un computer. È necessario scendere in strada, conoscere le realtà di cui si parla. E raccontare, sempre.



Hai incontrato difficoltà o ostilità durante il cammino?

Ho incontrato molte volte la discriminazione, e la incontro ancora. Anche se la nostra società si finge moderna il sessismo è sempre in agguato. Ed è un sessismo sottile, ipocrita, che tenta di non farsi riconoscere ma c’è. Ed esce fuori quando meno te l’aspetti, quando capisci che se qualcuno ti sta guardando con sospetto, che ti sta considerando inadeguata o manovrata da altro, o semplicemente non ti riconosce il tuo. Solitamente succede a scatola chiusa. Prima ancora che tu apra bocca ti guardano e pensano “Vedi tu questa ragazzina, ma che vuole?!”. Difficilmente si entra nel merito. Non si fa attenzione ai contenuti. Si perdono dettagli importanti. Diciamolo senza ipocrisia, una donna molto brava può competere solo con uomini assai meno bravi di lei. A parità di preparazione non c'è partita: vince ancora l'uomo.



Tu sei molto impegnata nel territorio essendo un'attivista di Legambiente. Qual è il rapporto con la gente e il territorio?

Devo ammettere che non sempre è un rapporto facile. Quando si toccano gli interessi di chi crede di essere padrone del territorio è difficile non farsi malvolere. In passato ho vissuto con angoscia un certo isolamento sociale che è seguito ad alcune mie battaglie

ambientaliste ma ora sono serena. So che i miei amici mi sono sempre vicini, sanno che lotto per le cose in cui credo e so che di loro mi posso sempre fidare perché se mi sono stati vicini nei momenti bui lo saranno sempre. Così come la mia famiglia e il mio compagno. Quando si capisce chi sono le persone davvero importanti per noi si diventa forti, perché non si è soli. Per me è molto importante non essere sola.



La presenza delle donne, in Sicilia si sente e si vede o è carente nel mondo associativo e del volontariato come nel mondo della rappresentanza politica, alla luce delle tue esperienze?

La presenza di donne in Sicilia si sente e si vede. Sono attive,combattive e moderne. Si incontrano nelle associazioni e nei coordinamenti, organizzano eventi, scrivono, fanno sport. Penso che non sia una novità, le donne in Sicilia hanno da sempre un ruolo centrale e importante. Ora ci siamo limitate a portare la nostra energia fuori dalle mura domestiche. Devo dire con grandi risultati.

Oltre a fare la giornalista fai un altro lavoro, probabilmente perchè non si potrebbe vivere facendo soltanto questo mestiere per via della paga ridicola, quando c'è. Secondo te c'è speranza per noi che amiamo il giornalismo, cioè riuscire a vivere di questo mestiere?

Stiamo attraversando un periodo di crisi terribile a livello globale ma questo non offre all’Italia alcun alibi. Da cinquant’anni si è portata avanti una politica clientelare basata spesso sulle parentele. Questo è successo anche nell’ambito dell’editoria e gli spazi per chi ha genitori illustri nell’ambiente del giornalismo si sono ristretti alle collaborazioni sottopagate, anche se prestigiose. Le testate giornalistiche hanno fatto leva sui sogni degli aspiranti giornalisti per spremerli fino all’osso, spesso ottenendo il dato contrario: disperderne la potenzialità. Perché molti prima o dopo hanno cambiato strada. Servirebbe una riorganizzazione e molte garanzie ma se devo essere sincera non sono ottimista. Almeno, non per i prossimi anni!



C'è futuro nella nostra Sicila per noi donne e per i giovani che sognano di realizzarsi con il lavoro?

La Sicilia è già una speranza. È il luogo della speranza. C’è sempre il sole, abbiamo il mare negli occhi, possiamo offrire a chi viene a trovarci i nostri vicoli esotici, i nostri sapori, i nostri profumi. Viviamo in un luogo inebriante. Dovunque ci si giri c’è uno spunto, che sia letterario o gastronomico o turistico. Io capovolgerei la domanda: lo vogliamo il futuro che ci offre la Sicilia. Abbiamo il coraggio di realizzarci nel lavoro che ci permette questa terra? Vogliamo investire, impegnarci e rompere la catena di favori che per decenni ci ha venduto all’industria turistica il cemento invece che la natura, impoverendo molti e arricchendo i soliti pochissimi noti? Su questo sono più ottimista.



Vuoi dire qualcosa alle amiche siciliane e alle amiche giornaliste?

Voglio dire a tutte di non dimenticare la sacralità del nostro genere. Noi siamo le custodi della vita. Se la Natura ci ha dato questo ruolo vuol dire che abbiamo grandi capacità. Riappropriamoci di queste e affermiamole di fronte agli altri. Siamo forti, possiamo raggiungere i nostri obiettivi. Facciamolo!

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