Storico, musicista, drammaturgo, scrittore insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1915 nel saggio di Fiorenza Taricone
Domenica, 08/04/2018 - Caratteristica ogni volta sorprendente in Fiorenza Taricone, nella sua lunga indagine e produzione politologica e storiografica, è l’attualità dei temi trattati tramite le vicende di personaggi, spesso dimenticati dalla Storia, che hanno contribuito alla formazione del sapere complesso proprio della nostra epoca e che, per dirla con Hobsbawm, sono vittime del concetto di “presente permanente” che distrugge la memoria storica e i meccanismi sociali che “connettono l’esperienza dei contemporanei a quella delle generazioni precedenti”.
in Storia della Musica alla Sorbonne nel 1904, dirigeva già l’Ecole de Musique, e aveva fondato la «Revue d’histoire critique et musicale». Si era avvicinato molto presto alle teorie socialiste ma restò sempre apartitico. Non fu mai un sostenitore del Partito socialista francese, bensì difensore del sindacalismo operaista rivoluzionario nella minoranza sindacalista. L’Autrice mette in evidenza, nella vasta bibliografia dello scrittore, il suo capolavoro Jean-Christophe, l’opera che gli valse il Nobel, edito tra il 1904 e il 1912 in dieci volumi, e apprezzato dalla Luxemburg durante la prigionia; come avvertiva lo stesso Rolland, non è un romanzo autobiografico, ma vi si innestano gli ideali di internazionalismo pacifista propri dell’autore che, come sottolinea F. Taricone, rappresentano la guerra all’odio e il suo manifesto politico. Iniziato in anni lontani dal conflitto, funzionerà anche come “atto d’accusa retroattivo” allo scoppio della guerra, per le posizioni neutraliste e pacifiste di Rolland. Secondo la Taricone, Rolland dimostrava quindi le sue idee pacifiste e antimilitariste ben prima del conflitto e presagiva la rottura fra Germania e Francia. Ma il romanzo è anche affresco di una società in ebollizione.
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