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Spigolando tra... 8 marzo e dintorni: le tatuatrici

Spigolando tra... 8 marzo e dintorni: le tatuatrici

La Convention Internazionale delle TATUATRICI: "THE OTHER SIDE OF THE INK " (Roma, 10 e 11 marzo). Un evento che definirei intrigante e che fa riflettere

Lunedi, 13/03/2017 - Spigolando tra... 8 marzo e dintorni: le tatuatrici

Più di cento tatuatrici, ovvero artiste professioniste, per lo più molto giovani e in una rappresentanza di tutto il mondo, sono state le protagoniste della seconda o terza edizione di una due giorni festosa, ricca di spunti di conoscenza indubbiamente interessante. L’appuntamento, tutto al femminile,  si è svolto il 10 e 11 marzo a Roma  presso lo Sheraton Hotel accompagnato dallo slogan “The other side of the link” ; ovvero “l’altro volto dell’inchiostro”, corredato da spettacoli ed iniziative culturali di arti collaterali fino alla poesia.

Scoprendo quasi casualmente l’evento, non certo citato nelle prime pagine e che forse non casualmente è stato fissato proprio nella prima metà del mese di marzo,  mi sono incuriosita e ho cercato di capirne di più, presumo anche stimolata dall’enorme presenza di giovani ragazze e anche ragazzi che ho visto l’8 marzo alla manifestazione di Roma e che in questo benvenuto nuovo segno della partecipazione impongono la curiosità di capire e saperne di più, appunto, delle attuali dinamiche giovanili e di realtà culturali ed importanti a cui la dimensione di massa lega anche nuove modalità espressive e identitarie come quelle dei tatuaggi.

Ed è così che “ho scoperto” questa evidenziazione delle tatuatrici, attraverso un appuntamento tutto loro, alle quali per ciò che ho letto si affida anche la promozione non solo del loro valore e professionalità in un mondo finora immaginato al maschile, ma anche la sottolineatura di alcune caratteristiche che appaiono originali dei tatuaggi fatti da donne e che ne segnano il successo riconosciuto. Ne sono esempio la grazia e sensibilità del tocco, l'abilità nell’unire colori sgargianti e tratti sottili o l’uso di nuovi stili come i tatuaggi a water color o ancora la proposta dei soggetti di fantasia ed altro ancora.

L’evento, da profana, già nella varietà dei premi da consegnare dice quale ricchezza questo mondo - che collima con nuove forme d’arte  come spiegato e rivendicato dalle protagoniste in diverse interviste - offre a chi senta la curiosità di capirne di più. Oltre alla vincitrice del premio ”The best of the day” (ovvero “Il meglio del giorno”), Erika Tota, si possono rintracciare tante altre categorie - The best Traditional, Tribal, Portrait, Ornamental, Realistic, Avant Garde, Black’nGray, Japanese, Color, Backpiece - a conferma dell’ampiezza delle tematiche che vengono rappresentate con sofisticata professionalità artistica e artigianale, data la delicatezza del lavoro anche da un punto di vista sanitario.

Introdurmi in questo mondo, per me sconosciuto e sempre “guardato da lontano” come qualcosa che non mi attraeva, o di cui tutto al più nel tempo ho letto e seguito la storia di tatuaggi di attrici e attori per la loro originalità o simbologia sia del soggetto o della scelta della parte del corpo tatuata se non del pettegolezzo (come la famosa farfallina di Belen a un san Remo di qualche anno fà), mi ha aperto a ricordare e riflettere all’antichità della storia dei tatuaggi e ai significati, anche identitari, che hanno rappresentato nei secoli, nella storia ed anche nei diversi paesi e per le diverse etnie. Come non ricordare come solo pochi decenni fà i tatuaggi fossero collegati a figure maschili come uomini d’armi o marinai o malavitosi o comunque figure maschili libere di trasgredire.

La realtà di oggi, anche con questo evento,  mi porta a prendere atto e a riflettere su questo rilancio di massa fra i giovani e non solo di un'arte antichissima di cui capire di più. Rimanendo al femminile e cercando di saperne di più, ho appreso che uno dei primi tatuaggi identificati risalirebbe a circa 500 anni a.C.  e apparterrebbe alla Principessa Ukok, ritrovata con i suoi ornamenti negli scavi nelle steppe dell’Asia Centrale.

Il suo tatuaggio ben conservato sarebbe quello di un cervo o un grifone. Ancora parlando di notizie fra le tatuatrici, un’attenzione particolare è stata dedicata a Dalila Iardella, fidanzata del vincitore di San Remo Francesco Gabbani.

Il tatuaggio che rappresenta o può rappresentare, per chi lo desidera: identità, memoria, riconoscimento o, più semplicemente,  un ornamento del corpo.

Un ornamento che ricorda anche quell’uso dell’Henné, quale ornamento provvisorio e forse per questo portatore di un altro tipo di fascino, non meno intrigante, che se non sbaglio è ancora oggi patrimonio di ornamenti e ricami soprattutto femminili in molti paesi orientali.

E così, senza pretendere d’aver capito, ho comunque percepito l’esigenza e la conferma del prepotente bisogno di conoscere con dovuta umiltà i diversi nuovi mondi che appassionano nello specifico quelle giovani e quei giovani al cui fianco abbiamo manifestato ancora questa giornata dell’8 marzo e con cui continuiamo a desiderare d’impegnarci per tanti obiettivi importanti di civiltà.





Paola Ortensi

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