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Un illuminista inguaribile: tre libri per ricordare Carlo Flamigni

Un illuminista inguaribile: tre libri per ricordare Carlo Flamigni

Carlo Flamigni, ginecologo, protagonista del dibattito sui temi della riproduzione e la genitorialità, alleato delle donne sulla loro salute riproduttiva

Lunedi, 07/02/2022 - Un trittico di testi per ricordare, nel giorno del compleanno,e a due anni dalla sua morte, la figura di Carlo Flamigni e l’impronta indelebile che ha lasciato.

I tre libri, uno uscito durante il lookdown e gli altri due a gennaio 2022 sono, schematicamente, un testo di storia, un saggio e infine un romanzo, che provano a restituire, almeno in parte, il caleidoscopio attraverso il quale è possibile raccontare questo medico, ginecologo, luminare della fecondazione assistita, nato il 4 febbraio del 1933, morto nel 2020 nella sua casa di famiglia a Forlì. 

I titoli: Diritti che camminano: uno sguardo sui diritti civili in Italia dal 1968 ad oggi attraverso gli occhi di Carlo Flamigni, di Marina Mengarelli Flamigni (Pendragon edizioni); Carlo Flamigni, una vita coerente, a cura di Marina Mengarelli Flamigni e Maurizio Mori (Edizioni Vicolo del Pavone) e infine Certi sentimenti. Storie di vite ricomposte sempre di Marina Mengarelli Flamigni (Pendragon edizioni).

Mentre il primo testo raccoglie il percorso dei diritti civili nell’intreccio con la pratica medica e politica di Flamigni e il secondo ne racconta la poliedricità, pubblicando anche due brevi scritti dello stesso medico, recuperati dalla sua collaborazione con la testata Il giudizio universale il terzo libro, in chiave di romanzo, sonda il difficile tema del lutto e della perdita.

L’immenso dolore iniziale fa pensare che non ci sia via d’uscita, annota Marina Mengarelli Flamigni, che del medico è stata la compagna della vita.

“Attraversare il dolore della perdita è un’esperienza solitaria, e la risposta alla domanda su come si va avanti è del tutto personale. Per quanto mi riguarda penso che si può cercare la propria in quello che si è stati capaci di realizzare insieme a chi oggi è ‘invisibile ma non inesistente’, ugualmente presente nella nostra vita. In cambio del dolore si può avere la certezza che certi sentimenti sono per sempre. Non è poco”.

Ed è per questo, soprattutto in una fase storica così gravata dal senso di morte e di paura nella quale la pandemia ci ha immerso che leggere questi testi può essere un viatico per non fuggire e non rimuovere il presente. In Diritti che camminano la foto di copertina, rigorosamente in bianco e nero, ritrae un particolare dell’incontro, avvenuto all’interno di un supermercato negli anni ’70 (non era una festa privata di compleanno con lancio di panettoni, come accaduto in tempi recenti): un signore in giacca e cravatta sta parlando ad un cerchio di ragazze e ragazzi che lo stanno ascoltando.

Questo signore è Carlo Flamigni, strenuo sostenitore della laicità come necessità di fondo ad ogni livello scolastico e nell’insegnamento, protagonista del dibattito sui temi della riproduzione e la genitorialità, alleato delle donne sulla loro salute riproduttiva, che questo straordinario medico amava e rispettava, (“Mai abbassare le difese sui diritti, anche quando acquisiti” diceva sempre Flamigni) e appassionato di bioetica, filosofia, scrittore di gialli. Se voleste averne un racconto vi rinvio alla voce su Wikiradio.

Tra le sue eredità maggiori c’è forse quella di avere portato la medicina tra la gente, insomma di averla resa anche un poco pop e accessibile a chiunque volesse avvicinarsi alla scienza medica, non solo quindi una disciplina per addetti ai lavori. In prima fila al fianco delle donne, con un inedito impegno divulgativo su temi della contraccezione, l’aborto, la sterilità e la maternità Carlo Flamigni non era spesso in tv ma, al contrario, era sovente tra le persone, (come testimonia l’immagine del primo testo citato) partecipando a decine e decine di riunioni e dibattiti pubblici nelle fabbriche, nei caseggiati, negli incontri in giro per l’Italia, chiamato da Aied, di cui fu tra i presidenti onorari, da gruppi femministi e associazioni culturali, il che è davvero una rarità per la sua categoria.

Di sè Flamigni diceva: “Il mio lavoro consiste anche in questo: facilitare il passaggio della conoscenza scientifica e forse è questo l’aspetto della mia professione di medico che mi piace di più e che ancora oggi mi appare di una certa utilità”. I diritti di cui parlava, sempre, questo medico ecclettico, spiritoso, solare, di certo fuori dagli schemi rispetto alla sua categoria sono principalmente quelli delle donne, e il suo curriculum è profondamente intrecciato ad essi: dalla laurea in Medicina e chirurgia all'Università di Bologna nel '59 alla direzione della clinica di Ostetricia e ginecologia dell'Alma Mater, oltre a centinaia tra memorie, monografie e libri, quasi tutto questo materiale riguarda la salute e i diritti riproduttivi femminili, sempre nell’ottica della laicità.

Insieme a Sergio Staino, Laura Balbo e Piergiorgio Odifreddi è stato presidente onorario della Uaar l'Unione atei e agnostici razionalisti.Schietto, e per nulla tenero con la gerarchia vaticana ebbe a scrivere: ”Il Vaticano ha il dente avvelenato contro tutto ciò che richiama alla mente il controllo delle nascite e non credo che vada molto per il sottile se trova un pertugio per le sue critiche. Non voglio essere troppo malevolo, ma credo che sarebbe meglio se controllasse la moralità dei suoi preti invece di continuare a mettere il naso nei cicli mestruali delle ragazze”.

In Carlo Flamigni, una vita coerente Marina Mengarelli Flamigni scrive: “Lui ha sempre pensato e sostenuto che le donne fossero migliori degli uomini da molti punti di vista e che la loro capacità di abbandonare per la strada, come materiale non fondamentale, la cattiveria incontrata costituisse un corredo di viaggio più produttivo.

Vorremmo raccontare di lui anche a chi non c’era, non solo per l’esempio di coerenza che tutta la sua esistenza rappresenta ma perchè la dispersione della memoria di quanto alcuni hanno realizzato in campi cruciali come quello dei diritti civili non è solo uno spreco di risorse, ma è qualcosa di pericoloso per la vita sociale”.


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