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A Latina c’è la.b, l'impresa di donne che parte dalle pelli di bufale e crea economica circolare

A Latina c’è la.b, l'impresa di donne che parte dalle pelli di bufale e crea economica circolare

Da un’idea di Mara De Longis un’impresa al femminile intreccia percorsi di inserimento lavorativo con un progetto di economia circolare che affonda le radici nell’Agro pontino

Lunedi, 25/07/2022 - È un sorriso eloquente quello di Mara De Longis mentre mostra l’elegante custodia degli oggetti di arredo che saranno venduti nei negozi Coincasa. “Vedere il nostro marchio in una prestigiosa catena nazionale ci riempie di orgoglio. È un grande passo in avanti per noi”. Il sorriso di Mara racconta il cammino compiuto sin qui e, soprattutto, parla del futuro di un progetto che vive e cresce con la forza delle idee e l’entusiasmo della passione.

Quella di la.b. è la storia di un’intuizione che si concretizza attraverso un progetto con la collaborazione del Comune di Latina e del Centro donna Lilith, storico luogo di accoglienza del capoluogo pontino. Due gli obiettivi del progetto, strettamente connessi tra loro: l’inclusione lavorativa di donne vittime di violenza con la creazione e la vendita di prodotti (borse, pochette, portachiavi e molto altro) realizzati con le pelli delle bufale, puntando ad un processo di economia circolare territoriale. Un finanziamento del Dipartimento pari opportunità finalizzato, nella prima fase, alla formazione professionale di 5 donne è stato il punto di partenza nel 2019.

Mara De Longis è l’anima e il motore di questo percorso sperimentale che è iniziato in salita, con un’inaugurazione programmata nel 2020 e sospesa a causa del lockdown. “Le difficoltà sono ancora molte: dopo la pandemia è arrivata la guerra, l’inflazione e la crisi. Stiamo affrontando tanti ostacoli di un periodo storico veramente complesso, ma penso che se riusciamo a superarli, davvero niente ci metterà più paura”. Tempra notevole e solida professionalità sono il patrimonio che Mara, dopo una lunga carriera nel ‘dorato’ mondo della moda, ha deciso di investire in un progetto che potesse avere ‘radici’. “Continuare a realizzare prodotti che avevano un brevissimo ciclo di vita mi lasciava un senso di vuoto e quindi ho deciso di costruire qualcosa di duraturo utilizzando l’esperienza e la mia professionalità”.

La genesi del progetto la.b è dunque qualcosa di davvero profondo e meditato, basato su un’alleanza tutta al femminile che nasce e si sviluppa a Latina. “La bufala è l’animale totem dell’Agro pontino, c’era prima che arrivasse la bonifica, successivamente si sono sviluppati gli allevamenti con le produzioni tipiche delle mozzarelle. Il progetto di creare un’economia nuova e alternativa è molto ambizioso - sottolinea De Longhis -, anche perché dopo la fase di avvio che ha potuto contare su un contributo pubblico, abbiamo deciso di costituirci in impresa. Oggi siamo una srl, con tutte le difficoltà che questo comporta: paghiamo l’affitto del laboratorio, abbiamo una dipendente con un regolare contratto e busta paga, gestiamo un negozio e ci organizziamo con i turni per seguire sia la vendita sia la produzione in laboratorio”.

La ferma volontà di utilizzare pelli delle bufale, caratterizzate da imperfezioni poco apprezzate da un mercato “che preferisce prodotti uniformi”, ha un significato simbolico che è la peculiarità del progetto. “Quella della bufala non è una pelle pregiata perché arriva alla macellazione dopo un lungo ciclo di vita: è segnata dal tempo e dalle cornate, non è morbida né uniforme e non si lavora facilmente. Invece per noi queste caratteristiche sono un valore da mettere in evidenza. L’unicità di ogni pelle racconta un’esistenza, come per gli esseri umani, e i segni non vanno cancellati perché sono parte dei percorsi umani. Però si superano, proprio come stiamo facendo con la.b. Nella prima fase il progetto ha potuto contare su acquisti prevalentemente solidaristici sul territorio, ma ora guardiamo oltre. Ora vogliamo misurarci con un mercato nazionale più esigente: vogliamo dimostrare che i nostri prodotti possono essere acquistati per l’alta qualità artigianale. L’aspetto solidaristico deve rimanere, ma vogliamo che arrivi in seconda battuta. È un salto di qualità professionale”.

L’asticella è alta, ma la parola ambizione non riesce a racchiudere i tanti significati che questo progetto tiene insieme, a partire dall’elemento territoriale, che è potentissimo. “Man mano che elaboravamo l’idea, anche nel confronto con l’allora assessora Patrizia Ciccarelli, ci rendevamo conto che il legame con gli allevamenti locali, tipici dell’Agro Pontino, era il pilastro della narrazione che andava delinenadosi. Collocarci in un territorio vuol dire collocarvi anche le persone, dando loro un’identità. Indipendentemente dal luogo di nascita, collocarsi come individuo in una comunità significa trovare un’identità che è in questo luogo, dove c’è uno scambio e una reciprocità. Ecco, tutto questo fa la differenza di un prodotto che nasce da un insieme di valori simbolici e che li racconta”. Questo storytelling è confermato da Carmen Elena Florescu che, mentre rifinisce un’originale tiralampo spiega l’importanza di “sentirsi parte di un processo e di maneggiare qualcosa di prezioso che qualcuno apprezzerà”. Gurpreet Kaur vive il lavoro come momento di serenità. Sofia, che è nel progetto fin dall’inizio, spiega. “non avevo aspettative particolari, poi nel tempo si sono sovrapposti tanti piani. A livello personale ho costruito competenze spendibili nel mondo del lavoro. A livello interiore ho acquisito consapevolezze che hanno a che fare con il mio valore”. Con sicura professionalità passa ad illustrare un nuovo prodotto: “in collaborazione con una architetta e imprenditrice di Grosseto stiamo realizzando il prototipo del rivestimento di una sedia che arrederà un negozio nel centro di Roma, abbiamo studiato particolari cuciture per valorizzare l’artigianalità”.

Condivisione, socializzazione, creatività sono le armonie che scandiscono il lavoro di un’impresa al femminile che “ti cambia la mia vita…”. E la.b la vita non la cambia solo a chi arriva da situazioni particolarmente difficili. “Il nostro laboratorio è frequentato anche da donne che vogliono imparare un mestiere, che vogliono reinventarsi perché hanno perso il lavoro o perché hanno cresciuto i figli cercano nuove opportunità” sottolinea Mara De Longis nel descrivere il laboratorio come luogo di donne.

Ma che cosa è per lei, che lo ha inventato e voluto con determinazione e generosità, questo marchio? “la.b è molto più di un marchio: è una visione da dove si può scorgere ‘altro’ rispetto a dove siamo partite, rispetto allo stesso spazio fisico in cui siamo. È l’idea che una porta può essere aperta, che là fuori c’è qualcosa di bello da scoprire di cui non avere paura…. È ambizioso, oltre che visionario. Ma credendoci davvero so che ce la faremo”.

In un incontro a distanza (video, 26 luglio 2022) sono state raccolte altre testimonianze: https://www.noidonne.org/articoli/bufale-ed-economia-circolare-nellagro-pontino-iniziative-intorno-al-laboratorio-artigianale-lab.php



Testimonianze raccolte nell’ambito del
progetto
‘Da sole non c’è storia. Donne al lavoro tra passato
e futuro’ sostenuto dalla Regione Lazio. #lavoroXlei


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