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La maternità non è più un affare di famiglia

La maternità non è più un affare di famiglia

Venerdì 25 Novembre 2016 a Roma presso il Centrale Preneste Teatro di Roma andrà in scena “Affari di famiglia” con la regia di Emilia Martinelli

Lunedi, 21/11/2016 -
Si chiama “Affari di famiglia” ed è “lo” spettacolo teatrale sulla maternità, quella vera, quella senza sconti, quella a volte scomoda. Si terrà venerdì 25 Novembre 2016 a Roma presso il Centrale Preneste Teatro di Roma, dopo aver ricevuto, il 6 Novembre scorso, il Premio del pubblico, premio Confine Corpo, premio Organizzazione (musica) alla XIV ed. del Festival Voci dell’Anima 2016.

Porta in scena sei storie di donne a confronto con gli aspetti meno romantici e più crudeli della maternità: Tania è appena diventata mamma, Giovanna di figli non ne vuole, Anna è madre di un figlio disabile, Francesca si rifugia in un figlio immaginario, Alina fa la badante e ha lasciato i figli in Romania, Elsa è incinta. Le protagoniste, così come può essere nella vita, si sentono inadeguate, fragili, vulnerabili, pur avendo fatto scelte difficili, anche se capaci di tirar fuori una forza inaspettata, quando serve. In quest’ambivalenza, in questi loro tentennamenti, si sviluppa l’intero spettacolo attraverso le parole, le immagini e le coreografie che ci svelano l’intimità delle loro vite in bilico.

Lo spettacolo non poteva che essere frutto di una regista donna che ha trovato l’ispirazione dalla sua vita di mamma: "Quando ho deciso di mettere in scena Affari di famiglia avevo tra le mani un elastico, giocavo con mia figlia a quel gioco in cui si salta “la molla”. Lei volava con quei salti, io rimanevo a terra e ogni tanto la riportavo giù, un po’ per gioco un po’ per stringerla a me. In quell’istante ho capito che quell’elastico esisteva anche quando non giocavamo, era il modo di vederla andare via, ma anche di riportarla a casa” ha ricordato la regista e coreografa dello spettacolo Emilia Martinelli “E’ stato quello il momento in cui lo spettacolo ha preso vita nella mia testa ed è diventato un lavoro sulle relazioni, madre-non madre, madre-figlio, donna-società, e poi sulle quelle relazioni tra noi e il pubblico, la musica e i corpi. Relazioni che ci hanno portato ad indagare sui limiti umani, sul loro attraversamento, sul loro superamento fino ad arrivare ad un confine che abbiamo, con questo lavoro, capovolto."

Le storie conducono lo spettatore dentro le mura domestiche, delicate, non prive di ironia, a volte assurde e sconvolgenti, condivise appena nella stretta cerchia di parenti e amici, celate al mondo fuori, al vicino di casa. Con tutta la fragilità che avvolge la loro vita, i personaggi urlano, nel silenzio circostante, che la loro storia non è soltanto un affare di famiglia. Una per tutte la storia di Anna, madre di un figlio disabile, che la regista decide di raccontare con la danceability, una singolare disciplina che permette ai normodotati e ai disabili di danzare insieme, passando il messaggio che la disabilità, se non resta un affare di famiglia, può essere uno dei modi di stare al mondo. In scena Giacomo Curti, Emilia Martinelli, Tiziana Scrocca, Marco Ubaldi, che parlano, ballano e si muovono sulle musiche originali di Federica Principi.

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