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Obiettivo 50e50: il tempo è adesso. Parola di Monica Cirinnà

Obiettivo 50e50: il tempo è adesso. Parola di Monica Cirinnà

Intervista a Monica Cirinnà, Presidente della Commissione delle Elette di Roma Capitale, in vista del dibattito romano di mercoledì 11 luglio sulla democrazia paritaria

Sabato, 07/07/2012 - “Ritengo fondamentale che al più presto siano apportate modifiche alla legge elettorale inserendo norme che garantiscano la rappresentanza di genere poiché una maggior presenza di donne in Parlamento e nei luoghi decisionali è una condizione necessaria per affrontare la grave crisi economica, sociale, culturale e politica in cui versa l’Italia”. È quanto ha dichiarato Monica Cirinnà, Presidente della Commissione delle Elette di Roma Capitale, in vista del dibattito sul tema della rappresentanza – “Dalle donne un'unica richiesta: democrazia paritaria" con Daniela Agostini, Claudia Bella, Daniela Carlà e Vincenzo Vita - previsto per mercoledì 11 luglio alle ore 20 alla festa cittadina del PD. “Indipendentemente dal sistema elettorale di riferimento, deve essere inserita nella legge elettorale, e ai diversi livelli delle assemblee elettive, una norma di garanzia per la rappresentanza equilibrata dei sessi”. Nonostante anni di battaglie per l’affermazione del principio di rappresentanza paritaria, in concreto l’obiettivo non si è raggiunto. “Il principio non basta, occorre prevedere l’inammissibilità della lista in caso di inosservanza della norma”. Da questo punto di vista il movimento delle donne continua a premere e avanza anche proposte. “Sono molte le ipotesi in campo e le più significative sono state elaborate da un gruppo estremamente rappresentativo, composto da oltre 40 associazioni, che in un documento articolato (Accordo di azione comune per la democrazia paritaria) chiede la rappresentanza al 50% dei due sessi precisando che lo scarto in ogni lista non sia superiore a uno, pena l’inammissibilità della lista”. C’è un problema che riguarda, però, i differenti sistemi elettorali. “Il documento prevede sia sistema proporzionale che quello maggioritario. Nell’eventualità del proporzionale si considerano tre ipotesi: con liste bloccate (come è attualmente per le elezioni dei due rami del Parlamento) si prevede l’introduzione dell’alternanza obbligatoria dei due sessi, l’introduzione di un meccanismo che assicuri la rappresentanza equilibrata nei capilista e l’introduzione della previsione che, in caso di dimissioni o di decadenza, per qualsiasi motivo, di uno o più eletti/e, debba subentrare il primo dei non eletti/e dello stesso genere dei dimissionari/e o dei decaduti/e. Nel caso sia prevista la possibilità di esprimere le preferenze (sistema attualmente in uso per le elezioni del Parlamento europeo, per le regionali e comunali, per la circoscrizione Estero) si propone di esprimere due preferenze, con l’obbligo che la seconda sia di genere diverso dalla prima, a pena di nullità della seconda preferenza. Il riferimento è la norma contenuta nella legge elettorale della regione Campania (legge regionale 4/2009). Con i collegi uninominali e l’attribuzione proporzionale dei seggi (sistema attualmente in vigore per le elezioni provinciali) si propongono collegi binominali (tutte le liste candidano in ciascun collegio un uomo e una donna). Ogni voto è attribuito al ticket uomo/donna. In tal caso dovrebbero essere ridisegnati i collegi. Analogamente accadrebbe con il sistema maggioritario: collegi binominali con candidature di un ticket uomo/donna cui sarebbe assegnato ogni voto e in caso di vittoria del collegio sarebbero eletti ambedue. In tal caso dovrebbero essere ridisegnati i collegi”. Questo cambiamento sarebbe molto profondo e forse non di rapida approvazione. “L’esperienza ha dimostrato che nel caso di collegi uninominali la sola introduzione dell’obbligo di candidare al 50%, pur presentando il vantaggio di garantire numericamente la distribuzione delle candidature, è applicato in modo da penalizzare nei fatti le donne, poiché i partiti spesso scelgono di candidare gli uomini nei collegi ‘sicuri’, lasciando alle donne i collegi ‘perdenti’ o ‘incerti’”. La politica ha anche bisogno di ritrovare una sua etica per riconquistare credibilità… “Concordo. E per questo, ad esempio, si prevede il divieto di candidature plurime”. C’è poi una questione ‘tempo’: perché una riforma del sistema elettorale non è più rinviabile? “In questo contesto politico e sociale è giunto il momento di sostenere fortemente la battaglia per ottenere il radicamento della cultura di genere nelle nostre istituzioni. Le prossime elezioni politiche cambieranno il destino dell’Italia e il ruolo delle donne, se presenti in gran numero in Parlamento, diventerà strategico ed innovativo. Tutto questo potrà accadere solo se nei partiti maturerà una vera volontà politica di dare rappresentanza alle donne e l’unica scelta opportuna è quella della rappresentanza paritaria. Auspico che presto venga approvata al Senato la legge sulla doppia preferenza di genere. Mi viene da dire ‘Se non ora, quando!’, proprio affinché possa entrare in vigore prima delle prossime elezioni amministrative di Roma: in una futura Assemblea Capitolina che avrà solo 48 eletti, non ci saranno donne senza questa modifica alla legge 142 che prevede la preferenza singola. Voglio sperare che ci sia l’impegno di tutti i senatori, uomini e donne, per ottenere questo importantissimo risultato. Quella della democrazia paritaria è una battaglia di civiltà che deve appartenere ad entrambi i generi”. Una battaglia di civiltà che fatica ad affermarsi nei territori, al di là del segno politico. Nonostante il Partito Democratico si sia dato norme statutarie rispettose delle donne, sono tante le amministrazioni locali con zero donne nelle Giunte. “L’articolo 19 dello Statuto Nazionale del Partito Democratico prevede la democrazia paritaria tra donne e uomini nella scelta delle candidature per le assemblee rappresentative. Purtroppo in alcuni casi anche nelle liste del PD , e in molte giunte di comuni governati dal centro sinistra, (vedi le regionali del Molise, Campobasso ed Isernia o il comune di Nettuno) spesso non ci sono donne, in palese violazione di quei principi di democrazia paritaria che pur essendo un cardine del nostro partito vengono elusi per mancanza di controllo da parte degli organi centrali del partito, e per ‘giustificate’ ragioni politiche. Queste cose non devono più accadere! Molte sono le donne nei nostri circoli, tra le quali anche giovani militanti, che hanno requisiti di grande cultura, professionalità e capacità politica. Risulta quindi ormai imprescindibile attuare modalità di accesso agli organi elettivi ed in particolare creare meccanismi di formazione e selezione della rappresentanza e della leadership di genere per dare la concreta possibilità alle donne, fondamentali componenti della società, di incidere sui processi decisionali e di ‘fare’ le politiche. Questo anche in considerazione del fatto che le donne sono quotidianamente colpite nei loro diritti e nelle libertà e che su di esse viene scaricato il costo maggiore della crisi. Non ultimo, riferendomi alla questione della moralizzazione della vita pubblica, consideriamo anche che nella storia della Repubblica le donne si sono rivelate meno coinvolte nelle pratiche di scambio e di corruzione, purtroppo sempre più diffuse”.

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